io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere

martedì 11 novembre 2014

R.I.P.

Doveva essere solo il giorno prima di un giorno di festa, ultimi ritocchi ai preparativi, il vestito da stirare, l'appuntamento dal parrucchiere e quelle piccole cose all'apparenza importanti, avrei ritirato un premio, sarebbe stato un giorno da ricordare.
Invece ricorderò per sempre oggi più di domani.
Il suono lontano di ambulanze e polizia, le pale di un elicottero e la notizia  che giunge a sprazzi.
Un salto nel vuoto che ha spento la sua depressione.
Resta un corpo che verrà analizzato dagli esperti, un figlio, un marito, una madre, i fratelli che cercheranno risposte, che si daranno colpe inesistenti.

martedì 4 novembre 2014

lo chiudo? no non lo chiudo

"Che fastidio ti da?". Bella domanda Bianca!
È come guardare spegnere un fuoco, come sbirciare da dietro il velo del tempo l'esaurirsi di una relazione, è come il ricordo di un qualcosa che non è ancora perduto.
È l'incapacità di fargli riprendere vita.
O forse la mancanza di quel desiderio ardente di condividere con altri le mie cose.

Non chiudo il blog, ho meditato sulla cosa e appurato che quel leggero dolore che provo nel vederlo inattivo è facilmente superabile.

Rido di me stessa, ora che leggo le prime frasi che ho scritto  è come se scrivessi di una relazione amorosa e un po' lo è, considerando il fatto che anche in quel caso ho lasciato che il tempo prendesse la decisione definitiva, scoprendo che le relazioni davvero importanti superano le crisi e ripartono come nulla fosse successo.

A proposito del tempo che scorre, a volte quasi inavvertitamente, sorrido al pensiero che è quasi passato un anno da quando alcuni di noi piccoli blogger ci si è incontrati in quel di Milano.
Sono cambiate alcune cose da allora tipo meno capelli in testa ai pelatoni, più capelli bianchi per tutti comprese più rughe e tette cadenti per le donzelle, ma spero che le cose peggiori siano solo queste visto che alcuni di voi non li sento da parecchio.






giovedì 18 settembre 2014

Diamante

Alle 13.30 di mercoledì 10 settembre inizia la trasferta lavorativa più eccitante, faticosa, poliedrica, divertente, consolidante, soddisfacente, irriverente, illuminante, congestionante, rivelatrice, che abbia mai avuta.
In quattro incastrati tra valigie, roll-up pubblicitari e campionario partiamo. Arriviamo in quella che doveva essere la nostra casa per cinque giorni e mezzo, ovviamente dopo aver fatto sosta in un supermercato per fare scorta di detersivi e disinfettanti per la pulizia.
Il custode del residence, a cui mancavano gli incisivi inferiori, somigliava vagamente alla comparsa di una trasmissione di Bonolis, e come questo parlava strano. Ci ha accolto spiegandoci il funzionamento del cancello elettronico, di questa o quell'altra chiave, del bottone per l'accensione della caldaia, ignorando che il nostro unico desiderio, almeno di noi signore, era che si togliesse subito dai piedi perchè ci scappava la pipì e prima di poterla fare dovevamo igienizzare tutto il bagno, o almeno il water.
Una casa enorme, due bagni, due camere da letto, la sala , la cucina e una terrazza affacciata sul mare splendido, che nonostante i costumi messi in valigia, abbiamo solo guardato.
Le filippine, noi donne, avevano troppo da fare.
La discussione per l'assegnazione delle camere è durata un paio d'ore, l'assegnazione che si pensava definitiva ha subito più volte capovolgimenti, due uomini e quattro donne  e un bambino con le idee molto chiare ironicamente detto!
Dopo aver fatto la spesa per la casa e per lo stand in cui si doveva cucinare, ogni giorno iniziava l'operazione armadio, alle 17.30 si doveva montare il campo, alle 16.00 eravamo immerse tra trucchi e vestiti, tutto a spese dei nostri accompagnatori costretti ad assistere ai nostri ripensamenti di look proprio quando sembrava avessimo definitivamente scelto la nostra mise.
Oddio non era il mio caso io in questo sono tipo uomo, sono pronta in venti minuti, solo che dovevo fare la stylist per le altre, oltre a cucire spalline, o a sistemare spilloni a scollature troppo profonde.
Le risate più belle oltre a quelle fatte quando mandavamo a cambiare di corsa una nostra collega che si ostinava a portare i leggins con maglie troppo corte tanto da mettere in mostra la patata, si facevano di notte, quando di rientro alle tre di mattina, con i piedi gonfi per via dei tacchi, col pigiamino e le ciabatte si fumava l'ultima sigaretta e si faceva il punto del lavoro fatto.
La mattina si ripartiva a pulire casa, fare la spesa e preparare il pranzo e a restare a guardare il mare, troppo stanchi per scendere la scaletta che ci separava dalla spiaggia.
E poi un bel giorno una di noi assiste ad uno spettacolo inconsueto, mentre tranquilla guardava il mare dal terrazzo, sposta lo sguardo sul terrazzo di uno stabilimento balneare e tra gli asciugamani stesi le appare un  Adone in tutta la sua maestosa bellezza.
Che lei in quel momento si sentisse Afrodite non v'è dubbio, solo che il suo caro marito, accorso per riportare giudizio nella sua dolce metà sostituendosi a Zeus, prese a minacciare Adone perchè si coprisse, per cui dopo l'ingiusto intervento nessuna potè più godere dell'insolito panorama.
Grazie ad un post di Cielosopramilano che mostrava Montezemolo in barca senza costume (per la serie i pisellabili), facemmo credere al povero marito di averlo fotografato e che ogni tanto moglie compresa ci dedicavamo a guardarla con interesse. Il poveretto era allibito, ma noi intanto a sue spese ridavamo, scacciando così un po' di stanchezza.
Allo stand il lavoro era duro, ma abbiamo avuto tante soddisfazioni e un ottimo fatturato, c'ho lasciato la voce per il troppo parlare, la divisione dei ruoli, due ai fornelli le altre come speaker  è stata naturale come se fosse già tutto deciso a priori anche se no.
Un cenno al nostro formidabile concessionario T.C. che si è unito a noi nel lavoro e nelle chiacchiere, che ci ha portato a mangiare pesce in una locanda favolosa sul mare, che ha prenotato l'intera piscina nel suo hotel solo per noi ma che per fare le pulizie di casa e preparare il campionario per la sera dell'ultimo stand, non abbiamo usato, che si è preso anche due rimproveri da parte mia perchè è troppo buono e nello stand regalava troppo ai clienti innescando un precedente pericoloso, forse gli devo delle scuse....
Un esperienza bellissima e faticosa fatta con persone speciali, quasi degli sconosciuti, ma con cui si è creato subito un fortissimo feeling. Mi hanno anticipato che ad ottobre mi aspettano 10 giorni di trasferta per la fiera degli sposi....... devo valutare la proposta, io fuori casa non riesco a fare la cacca e dieci giorni sono davvero tanti!

mercoledì 3 settembre 2014

Vuoto a rendere

Esercizio di scrittura fai da me : scrivere senza usare il verbo "essere". E' solo una scusa per ricominciare (spero) a ridare vita al blog, poche righe per rompere il silenzio e forse a farmi ritornare la voglia.



Lui, un vecchio ampolloso, ottant'anni circa, italiano, pochi capelli in testa che il venticello estivo pettinava  e spettinava a suo piacimento, pantaloni blu e polo rossa che veniva gonfiata dall'adipe tipica di una pancia abituata alla tavola. Parlantina sciolta, soggetto di ogni racconto ovviamente IO, un io così smisurato che superava in statura il suo possessore più altri due persone messe una sull'altra come in una delle figure plastiche disegnate in aria dai ginnasti. IO ho girato il mondo, Io parlo cinque lingue, Io ho avuto cinquemila donne, Io oltre le donne non ho vizi....

Lei, forse quarant'anni o poco più, filippina, capelli neri e lunghi, jeans e maglietta bianca con una stampa sul davanti.Infinitamente triste. Nei suoi occhi si leggeva un misto tra tristezza e rabbia. Il suo sguardo fiero ostinatamente puntato altrove verso un luogo, forse un posto, una casa, un angolo di mondo o anche una piccola stanza in cui tenere fuori tutti tranne che i suoi pensieri. Il suo corpo restava rigido al fianco di quel' uomo che aveva sposato, sembrava uno spettro, una presenza così evanescente tanto da dare l'impressione di poter essere attraversata come si attraversa una coltre di nebbia. Tranne  che gli occhi.

Io, spettatrice di un mondo miserabile, che mi mordo la lingua sentendo paragonare le donne ad un vizio, io che non riesco a dimenticare quegli occhi e a sperare che un giorno anche loro imparino a sorridere.

lunedì 26 maggio 2014

Scuse ma non scusanti

Perdonate la mia assenza è un periodo caotico.

  • Sono giù psicologicamente per vari e complicati problemi personali
  • Ho iniziato un nuovo lavoro
  • ho avuto affidato il mio super nonno 
oltre a due figli, un marito, un cane si sono aggiunti per l'assenza dei miei, un altro cane, 5 gatti, 6 galline e 10 polli più 12 conigli (sono ancora tutti vivi nonostante la mia inesperienza e già questo mi rende felice)



martedì 29 aprile 2014

#WeAreAllMonkeys

 #WeAreAllMonkeys

Chi si unisce alla campagna anti razzismo con me?
Se non ne sapete nulla leggete qui

sabato 12 aprile 2014

Gioie e dolori

Il matrimonio era appena finito, aspettavamo che gli sposi uscissero fuori dalla chiesa per il canonico lancio del riso.
In fila lungo la scalinata me ne stavo in paziente attesa in compagnia di parenti ed amici, al mio fianco la moglie di un lontano cugino mi chiedeva lumi su questo o quell'invitato, chi era, a chi era figlio e via discorrendo.
Poi mi chiede se lo sposo, mio cugino, avesse anche una sorella. e li mi si è ghiacciato il cuore, mentre una lacrima silenziosa mi sfuggiva dalle ciglie velate di rimmel per colarmi lungo la guancia prima di essere catturata dal dorso del mio indice.
La sorella c'era stata, ma purtroppo per poco tempo, solo otto anni, ma c'era stata. Il mondo e la famiglia girava intorno a lei che entrava ed usciva da ospedali e studi medici.
Quando andò via la vestirono di bianco, perchè come disse la mamma, doveva essere vestita come nel giorno del matrimonio che non avrebbe mai avuto.
Quella lacrima per lei oggi racchiudeva tutto il dolore per felicità che quella piccola stella nei suoi pochi anni di vita non ha potuto assaporare fino in fondo. Racchiudeva l'orgoglio per i suoi fratelli e i genitori, per aver saputo con l'amore superare la tragedia.
Poi gli sposi sono usciti dalla chiesa, mano nella mano, emozionati e felici  con occhi dolci e languidi da pesci lessi che solo l'amore sa dare e sul mio viso e tornato il sorriso.


mercoledì 2 aprile 2014

Il soffio della vita



Questo è il mio regalo. Non aprirlo subito, aspetta domani, aspetta un altro giorno per iniziare a usarlo, prendi il tempo necessario, quel tempo che ti permetterà di capire che l'unico modo per rendere prezioso il mio dono è quello di non tenerlo chiuso in un cassetto sepolto dentro quel posto buio che dici di avere dentro.
In questa scatola troverai dei fogli bianchi, usali per riscrivere la tua nuova vita. No, non ti sto chiedendo di diventare un poeta o uno scrittore, non devi usare neanche inchiostro per fare ciò che ti chiedo, basta che alla fine del giorno ne tiri fuori uno per il giorno seguente e ti sforzi di renderlo migliore del precedente.
Per tutta la vita non hai fatto altro che lottare contro la corrente come fanno i salmoni. È tempo che lasci il passato sulle rive della tua vecchia vita, spogliati di tutto, immergiti nelle acque profonde del mare senza chiederti o desiderare di essere null'altro che te stesso.
Non permettere a quel bimbo a cui è mancato l'affetto di una famiglia, a cui hanno levato troppo presto l'innocenza, che ha imparato a dimenticare anche l'amore per non essere costretto a sentirne la mancanza, di trascinarti ancora per una strada che non senti tua.
Impara a dare fiducia, impara a dire no, impara che il dolore e la sofferenza a volte sono inevitabili e che non puoi impedire che le persone a cui vuoi bene ne siano travolte. Ma più di ogni cosa impara che tu vali.
Ora vado, avrei voluto avere più tempo in questa vita, ma l'egoismo della morte ha prevalso sul mio.
Dalla scatola ho tirato fuori un foglio su cui ho scritto di noi, l'ho ridotto in coriandoli per farli volare perchè possano portare in giro per il mondo il seme del nostro amore - dai soffia con me.
Guarda è già tutto bianco.




Scrivere cose tristi e in poche battute è difficilissimo, solo La donna Camel poteva essere tanto "buona" con noi.
Scritto per EDS La balena non è un pesce

Partecipanti

Angela
WonderDida
Dario
Gordon
Melusina
Hombre
Angela
Melusina 2
Pendolante
Spartaco
Hombre 2
La donna Camel
Singlemama
Calikanto
Pendol
Pernonsprecareuncommento
WonderDida
Michelarosa
Gabriele
Hombre








































































































































giovedì 27 marzo 2014

Non sono preservativi.




Non ci crederete ma hanno commentato proprio così : sembrano tanti preservativi !

Onestamente un po' aveva ragione, solo che questi sono più gustosi.

  
 Totani ripieni
5 totani belli freschi e turgidi
2 carote piccole 
1 cipolla piccola
prezzemolo
la mollica di un panino
pepe nero macinato
5 samurai

 Tritare i tentacoli con le carote la cipolla e il prezzemolo che farete cuocere con un filo d'olio e una spruzzata di vino bianco. Levare dal fuoco e unire la mollica, il pepe e un pizzico di sale (se occorre).
Riempire i totani e chiudere con i samurai, mi raccomando non uno stuzzicadenti qualunque altrimenti vi si spezza in mano prima di compiere il suo bravo lavoro.
Fare cuocere con olio d'oliva e vino bianco.
Attenti alla cottura, spegnete il fuoco prima che si spacchi tutto che poi son cazzi.

martedì 25 marzo 2014

Boomstick awards 2014

Quello che è e vuole essere Boomstick  awards lo trovate qua , l'amico Vincenzo Iacopone mi ha tirata dentro nominandomi, aderisco e nomino i  miei sette blog.

La donna Camel, definirei il suo blog  come un enorme nave da pesca nelle cui reti restano impigliati quasi per caso, ma è merito della sua bravura,  bei blogger. Anche se non è scritto da nessuna parte nel suo blog, la frase  -no perdi tempo- ti gira in testa, perchè lei pungola, sprona e con sapiente maestria ti porta dove vuole.

La linea d' Hombre, se le parole fossero dotate di gambe alla sua vista scapperebbero in cerca di un luogo in cui riposarsi, perchè lui le piega, le stravolge, le proietta in voli virtuosi , le ammanta di ironia e doppi sensi, le lascia correre per riacciuffarle per la coda e poi ricacciarle nel  suo cilindro da prestigiatore. Poi è toscano ed ho detto tutto.

Poco mossi gli altri mari, Melusina ha il dono della scrittura, entrare e leggere il suo blog ti fa scordare dove sei, chi sei e perchè sei lì, esiste solo ciò che stai leggendo, ti ritrovi circondata ed immersa nel mondo che lei ha costruito, e non ti basta mai.

Sputa il rospo, Kermit è l'uomo dalle mille risorse, ironico, sagace, infaticabile pedalatore. Il più delle volte entri da lui e ne esci col sorriso, è una dote che non tutti possono vantare, regala al lettore leggerezza, ma non cadete nell'errore di pensare che lui sia solo questo.

Crisis diary, aggiorna poco il blog ma vale la pena leggerlo. È un acuto è attendo osservatore della realtà, amo il suo modo arguto di analizzare le cose, il suo sguardo non si ferma mai sull'apparenza ma si sforza sempre di andare oltre.

Menocchio, Giovanni mi fa impazzire, non nego che molte volte per la sua ossessione per la sintesi, faccio fatica a capire il senso dei suoi post, ma lui lo sa :). Ma ogni suo post è spunto di riflessione oltre che un esercizio intellettivo.

Fevarin e Carnazza, seguo Cielo da una vita per via della sua irriverenza, per la dolcezza  l'arguzia, per il suo essere l'occhio vigile su una parte del mondo che senza di lui non andrei a cercare. Il suo blog segue i suoi umori, a periodi di convulsità creativa vengono a ruota periodi di letargo.


venerdì 21 marzo 2014

Errori, fretta e soddisfazioni

È la fretta la causa di tutto, da questa è nato l'errore e dall'errore la soddisfazione.
Sono entrata nel tunnel dei dolci cotti al microonde.

Un paio di mesi fa, insieme alla mia fida lista della spesa, entro di corsa al super. Carne, pane, succhi di frutta, mandarini, bustine di lievito paneangeli. Mentre butto il lievito nel carrello penso _ toh hanno cambiato il colore dell'incarto, prima era verdino ora è sul blu!

Torno a casa e leggo per intero l'etichetta del lievito.....era per forno a microonde! 
La povera confezione di polvere lievitante rimane abbandonata nella dispensa fino alla settimana scorsa quando mi decido al usarla. 
Faccio una crostata che in 10 minuti è bell'è pronta ! Il giorno dopo ne faccio un'altra..... meglio non commentare.

Oggi pomeriggio decido di sfornare un muffin gigante :

200 gr di farina
190 di zucchero
75 gr di cacao
1/2 bustina di lievito

2 uova
60 gr burro fuso
150 mli latte

La ricetta è per forno tradizionale , ma decido di sperimentare...solo che....
i 75 gr di cacao non li ho, ne ho solo 23 che fare? 
Decido di aggiungere caffè solubile, arrivo ad un totale tra l'uno e l'altro a 45 gr...ma non mi lascio smontare, come dicevo sono entrata nel tunnel.
Dei 150 ml di latte neanche l'ombra in frigo....ci metto meno di un secondo per sostituirlo con acqua.
Impasto avendo cura di miscelare separatamente gli ingredienti, metto in forno a 650 Watt per 8 minuti e voilà! 
Ottimo!! 
(prima o poi imparerò a non fare sempre foto sfocate)

martedì 11 marzo 2014

Forza nonno

Direi che sono a pezzi, ho passato la notte in ospedale su una sedia accanto a nonno.
Ha un blocco intestinale, ma reagisce bene alla terapia, quell'uomo è un mito è la persona più coriacea che abbia mai conosciuto.
Abbiamo trovato  il tempo di ridere tra un alzata per la pipì e un'altra, e lui il tempo per riprendermi perchè gli avevo messo le ciabatte alla rovescia, accidenti gente è più sveglio di me!
Stamattina poi voleva l'orologio che gli avevano fatto togliere in pronto soccorso, non so se per vedere l'ora o per il timore che qualcuno glielo avesse portato via.


domenica 9 marzo 2014

Giallo di provincia

Lunedì -

La lavagna gli ricordava che il menù del giorno era pasta e tonno.
Il commissario Roberti passò mentalmente in rassegna la lista degli ingredienti, si congratulò con se stesso di aver messo all'ultimo momento nel carrello un bel mazzetto di prezzemolo fresco. Anche se non aveva ospiti ci teneva che i suoi piatti fossero perfetti, un ciuffetto di prezzemolo che spuntava tra le pennette rigate dava eleganza e un tocco di allegria.
Mentre aspettava che l'acqua bollisse riempì la ciotola di Moreno, il gatto più grasso e viziato che avesse mai posseduto. Era un miracolo che ogni tanto gli lasciasse usare la parte del divano difronte alla televisione. Pensandoci bene visto il poco tempo che passava in casa era ovvio che il padrone di casa non fosse che lui.

Dopo cena uscì in veranda per fumare l'ultima sigaretta della giornata, come sempre le sue intenzioni erano ottimistiche - una e poi a letto. Ma al solito non fu così.
Al commissario Roberti piaceva dare la colpa alla bellezza del panorama notturno che gli si apriva difronte, alle numerosi lucine  gialline delle case e delle illuminazioni pubbliche accese sulla collina, che sembravano una collana di perle avvolta intorno al collo delle montagne retrostanti. Quella sera c'era la luna, uno spicchio di luce lattea e paglierina che rifrangeva sulle foglie bagnate dalla pioggerella caduta nel pomeriggio.

Pochi anni dietro quel panorama lo aveva condiviso con sua moglie, ma a lei non era piaciuto abbastanza ed era tornata in città. Chiederle se non le piaceva il panorama o se non le piaceva più essere quella con cui volevo condividerlo era stato superfluo.
Moreno intanto non potendo fregargli la sdraio gli si era acciambellato sulle cosce, il suo peso gli ricordò che era ora di andare a letto.

In un piccolo paese la vita va a rilento, tutti conoscono tutti, e tutti sanno tutto di tutti e se  non lo sanno si sentono autorizzati ad inventarlo, tanto possono dire che lo avevano sentito dire. Sembra uno sciogli lingua ma vi sfido a dire che non è vero, il commissario Roberti, lo sapeva bene, la partenza della moglie era stata catalogata in ordine come: gli ha fatto le corna, è scappata con un banchiere, era gravemente ammalata, si è trasferita per lavoro, è andata ad assistere i genitori malati, ma visto che Roberti aveva detto solo - mia moglie ed io non abitiamo più insieme ogni eventualità era possibile.

 Martedì -

 In ufficio era tutto tranquillo, almeno fino alle dieci, quando una telefonata aveva fatto rimbalzare la notizia da stanza a stanza come una eco che in paese c'era un morto.

La morta era Luisa Comacchio, anni 48, nubile, per vivere oltre a piccoli  e saltuari lavori part time faceva la sarta. A trovarla era stata la padrona di casa, tale Maria Turano, che non avendola vista uscire  per comprare il pane, che era solita portare anche per lei era andata nell'appartamento dove aveva rinvenuto il corpo esanime della suddetta.
Alla prima analisi il corpo non sembrava presentare segni di lotta ne ferite evidenti. La vittima era seduta di fronte alla macchina da cucito con la testa accasciata sopra il tavolino.
Il medico legale nel primo esame preliminare ha riscontrato una piccola ferita tondeggiante alla base della nuca.
Mentre il corpo veniva portato via, il commissario e la scientifica iniziarono la proceduta di routine per raccogliere eventuali prove, seguendo alla lettera il protocollo.
La stanza era luminosa e dava sul retro della casa,  tramite una porta finestra si accedeva al giardino. Su un lato c'era un ampio tavolo da lavoro e un asse da stiro, la parete opposta era occupata da due appendiabiti mobili su cui erano impilati gli indumenti dei clienti, accanto alla porta una scrivania con un computer portatile, materiali di cancelleria e un cesto contenenti buste etichettate.  La macchina da cucire e il relativo tavolino su cui era appoggiata erano quasi al centro della stanza, e sul muro opposto erano appesi due calendari.
Luisa, si notava subito era una donna precisa e ordinata, anche se la camera era piena di roba tutto seguiva un ordine preciso. Ad un analisi più approfondita risultò che su uno dei calendari appuntava gli appuntamenti per ricevere i clienti, sull'altro le date entro cui consegnare. Ogni indumento sugli appendiabiti era dotato di cartellino, un rettangolo tagliato con forbici zigzag  da un blocco di post-it gialli, su cui scriveva il nome del cliente e il lavoro da eseguire. Alcuni di questi cartellini recavano oltre i nome un asterisco di cui alla prima analisi sfuggiva il significato.
L'analisi della scrivania e il contenuto del cesto chiarì il significato degli asterischi, Luisa raccoglieva nelle bustine gli oggetti personali che i clienti dimenticavano negli indumenti , persino il collarino bianco del prete, che evidentemente non aveva richiesto di essere imbustato ed etichettato visto che almeno per quello il proprietario era certo.
Nel pomeriggio Roberti iniziò le interrogazioni, per prima la padrona di casa, poi tutti i clienti della giornata segnati sui calendari.

- Signora Turano, la prego si accomodi, devo farle alcune domande. A che ora è entrata stamattina in casa della Comacchio?
- Saranno state le 9.30, era strano che non l'avessi sentita  uscire, di solito la mattina si sveglia presto....È mostruoso ma come è potuto succedere? L'ho toccata pensavo si fosse sentita male... ma poi ho visto gli occhi sbarrati....io so riconoscere un morto sa? Anche la buonanima di mio marito è morto con gli occhi aperti.
- Mi dispiace. Ieri sera ha sentito  o visto qualcuno entrare o uscire dall'appartamento della Comacchio?
- Ieri pomeriggio sono stata al cimitero, lei era alla finestra che fumava una sigaretta, sono rientrata alle 18 e mi sono preparata la cena in anticipo perchè poi volevo vedere in santa pace il grande fratello su canale 5. Ora che ci penso davanti alla salumeria di Berto ho incrociato la signora Bruno e gli ho fato gli auguri per il matrimonio della figlia che si sposa  dopo domani.
- Che lei sappia la signorina Comacchio aveva fidanzati?
- Non l'ho mai vista con nessuno.. forse quando andava in città dalla sorella qualcuno lo incontrava.. è ...era troppo giovane per stare sola glielo dicevo spesso.
- Grazie signora Turano, per ora va bene così, se le venisse altro in mente non esiti a chiamarmi. Come esce mi fa entrare i signori Bruno per favore?

- Buona sera signori, sul calendario abbiamo trovato segnato il vostro cognome  per una consegna, chi di voi è andato a ritirare ieri sera?
- Sono passato io, erano circa le 17.30.
- Posso chiederle cos'ha ritirato e se ha visto qualcosa di strano mentre era la?
- Ho ritirato i pantaloni, dopo domani si sposa  nostra figlia. No, non ho visto niente di strano.
- Signora Bruno, mi risulta che lei verso le 18 era sotto casa della vittima, cosa faceva?
- Ho citofonato alla Luisa, per chiedere se mio marito era già passato, non volevo se ne dimenticasse visto che deve essere tutto perfetto per le  nozze.
- Quindi lei non è entrata in casa?
- No.
- Grazie, per ora può bastare, tenetevi  disponibili nel caso avessi bisogno di farvi altre domande. L'agente Salemme vi prenderà le impronte, è una procedura di routine mi dispiace...
Con passi rigidi e senza guardarsi i coniugi Bruno lasciarono  l'ufficio del commissario, forse organizzare i matrimoni comporta stress  ed ansia di certo quei due sembravano seduti sulle spine.

Poco dopo l'agente Salemme arrivò con il risultato dell'autopsia, la vittima era stata uccisa con un oggetto non bene identificato, lungo e sottile, verosimilmente metallico. Tale oggetto era stato conficcato con violenza nella nuca all'altezza della prima vertebra cervicale, fino a raggiungere il midollo spinale. La vittima vista la natura del colpo non aveva avuto modo di muoversi e  parlare, per via della paralisi quasi immediata causata dal colpo, morendo subito dopo per emorragia interna. L'arma non era stata rinvenuta sul luogo del delitto.

- Agente Salemme, dove sono le foto della vittima che erano nell'appartamento? Me le porti ho avuto un intuizione.
- Eccole commissario, cosa cerchiamo? -
- Una foto in cui la vittima aveva i capelli sollevati sulla testa.
- Questa?
- Si, proprio questa.... vede quel fermaglio? È uno spillone per capelli, sembra  di metallo - Penso che abbiamo trovato l'arma del delitto, ora sappiamo cosa cercare, tornate all'appartamento e setacciate tutta la casa e il giardino, guardate ovunque, anche nei cassonetti di tutto il paese, voglio quello spillone.

Alle 17.30 mancava di ascoltare solo padre Oreste, che non era stato convocato in questura per una questione di rispetto, Il commissario ne approfittò per uscire dall'aria viziata dell'ufficio. Salì in macchina e inserì il vecchio cd dei Beatles, Here comes the sun partì regalandogli la solita leggerezza in cui magicamente i pensieri si perdevano.


Padre Oreste era arrivato in paese un anno fa, aveva un aspetto florido e rubicondo, e forse per via di tutta l'adipe che aveva in corpo era perennemente accaldato. Da dietro gli occhiali con la montatura in tartaruga, lanciava sguardi indagatori ed indulgenti, spesso non diretti alla persona che aveva difronte, ma quasi rivolti verso i misteri dell'universo.
Si era dato una missione - avvicinare alla chiesa tutte le anime perse, anche se dopo un anno le persone che ascoltavano messa erano sempre le solite che aveva trovato quando era arrivato. Il resto del paese entrava in chiesa frettolosamente dirigendosi alla cripta del santo per un saluto o una preghiera prima di ritornare alle più pressanti attività quotidiane.
Il commissario lo trovò inginocchiato a pregare davanti alla cappella degli ex voto. Si sedette discretamente in disparte su una panca, lasciando vagare lo sguardo nella navata e in special modo alla cappella che conteneva di tutto, dai fiori alle lettere, da occhiali ad apparecchi acustici, fermagli, tutori e bouquet di nozze e persino dei ciuccetti da neonato.
Don Oreste, finite le sue preghiere, andò a sedersi accanto a lui.
- Buffo come le persone manifestano la loro fede vero? Ma ogni via è quella giusta per arrivare a Lui.
Il commissario non sapendo bene cosa rispondere, accennò un sorriso e venne al motivo che lo aveva condotto lì.
- Padre Oreste, cosa aveva portato alla sarta?
- Avevo portato la tunica per fare rinforzare i bottoni, sa non ha tasche per cui anche per prendere una penna o il telefono sono costretto a slacciarli più volte, per forza di cosa dopo un po' hanno bisogno di essere aiutati a tenersi su.
Ma mi dica ci sono novità sulle indagini?
- Ancora niente di rilevante, purtroppo.
- Capisco, povera anima, spero che riuscite a farle giustizia al più presto. Mi segua in sacrestia devo prepararmi per la messa.
Don Oreste, si sfilò il collarino romano che ripose in un cassetto, si sbottonò l'abito sotto cui rivelò un pantalone classico e una camicia a scacchi orribile che se fosse stato possibile lo faceva sembrare ancora più grasso, Il commissario Roberti convenne che era uno di quei tipi a cui l'abito talare regalava un tocco in più. Finite le domande necessarie lasciò la chiesa, dirigendosi a casa, aveva fame, per una volta non avrebbe seguitò il menù settimanale - aveva voglia di spaghetti  aglio olio e peperoncino.

Mercoledì-

Mezzo paese era stato invitato alle nozze, per le strade le macchine tirate a lucido per l'occasione lasciavano intravedere gli invitati avvolti in abiti eleganti che sarebbero presto finiti nel fondo dell'armadio, per essere tirati fuori in occasioni festaiole future, ma mai e poi mai ad un altro matrimonio, si rischiava di passare per squattrinati. Sono le piccole regole non scritte che il commissario Roberti aveva imparato dalle conversazioni tra la ex moglie e le signore pettegole che a volte per cortesia erano costretti ad ospitare.

In mattinata la scientifica gli aveva fatto pervenire i risultati delle impronte digitali, c'era un riscontro forse la soluzione del caso era vicina.
Aspettò la fine della cerimonia, in cui padre Oreste diede il meglio di se stesso con un omelia toccante e allegra allo stesso tempo, ma interminabile, non era cosa di tutti i giorni avere un pubblico così vasto per una sua messa e il buon prete ne approfittò. Quando dichiarò - la messa è finita andate in pace- per poco non scoppiò un applauso di sollievo.
Il ricevimento in compenso fu discreto e breve, i piccioncini avevano un aereo che li aspettava per la luna di miele. Era il momento di intervenire. Il commissario benchè impaziente di fare il suo lavoro non avrebbe mai rovinato a quella giovane coppia il giorno più bello della loro vita, sarebbero di certo arrivati giorni peggiori, il matrimonio, lo sapeva bene, quasi mai è quell'oasi felice che tutti immaginano il giorno del fatidico si. Del resto il suo assassino non sarebbe andato da nessuna parte, almeno fino a quando era in corso la festa.

Con discrezione si avvicinò alla signora Bruno e la pregò di seguirlo in questura.
 - Cosa sta succedendo? Il signor Bruno notando il commissario si era avvicinato allarmato.
Al commissario bastò uno sguardo per capire che la domanda era retorica, il marito sapeva tutto.  La signora Bruno intanto aveva iniziato ad unire lacrime nuove a quelle versate durante il matrimonio, solo che adesso erano di diversa natura. Lo sguardo che lanciò al marito era un insieme di rabbia, stupore e incredulità.

L'interrogatorio per entrambi fu lungo e  inconcludente, ogni ora Roberti e Salemme si davano il cambio nelle due camere e si aggiornavano rispettivamente sulle rispettive versioni.
Alle 2 di notte si cominciava daccapo per l'ultima volta.
- Allora signora Bruno ricominciamo
- Verso le 18 sono andata a casa di Luisa, avevo scoperto che aveva una relazione con mio marito, volevo dirle di stargli lontano, almeno fino al matrimonio perchè non volevo che rovinasse la vita a mia figlia.
Sono entrata e abbiamo litigato, mi ha promesso che avrebbe lasciato in pace mio marito. Le ho detto che doveva dirglielo quando sarebbe passato a ritirare il pantalone, per questo motivo non ho accettato la busta in cui me lo aveva preparato per portarlo via.
- Poi cos'ha fatto?
- Sono andata via, ma arrivata a casa ho ricordato che avevo lasciato le chiavi sulla scrivania di Luisa e sono tornata indietro. La porta di Luisa era aperta e sono entrata,  l'ho vista, sembrava una bambola di gomma, non respirava, ho capito che era morta. Ho cercato le chiavi e non le ho trovate, allora ho preso la busta con i pantaloni di mio marito e sono tornata a casa.
- Perchè ha preso i pantaloni?
- Gli servivano per il matrimonio, e poi così nessuno avrebbe potuto collegare mio marito a quella stanza...
- Cosa vuole dire?
- Mentre andavo la prima volta verso casa ho intravisto mio marito andare nella direzione della casa di Luisa...e poi le mie chiavi non c'erano...lì per li non ho pensato più di tanto, però quando sono tornata a casa e ho visto le mie chiavi appese al solito posto ho avuto la conferma che era stato lui ...


Signor Bruno ripetiamo ancora per l'ultima volta.
- Avevo una relazione con Luisa, quel giorno sono arrivato da lei alle 17.30, stavamo per...per fare l'amore, quando mia moglie ha citofonato, sono uscito dal retro attraverso il giardino, dicendole che sarei tornato tra mezzora circa...sa volevo...ero eccitato lei mi capisce vero?
- Dov'è stato nel frattempo?
- Ho fatto un giro in macchina, mi sono fumato qualche sigaretta e poi sono ritornato indietro.
- Che ora erano?
- Sarà passata una mezzora, penso le 18.30. Luisa era già morta.. non ho potuto fare niente.
- Perchè non  ha chiamato la polizia?
- L'avevo lasciata con mia moglie...lei non capisce non potevo....c'era il matrimonio....ho visto le chiavi le ho prese e sono andato via.
Sono tornato a casa ho messo le chiavi al solito posto e sono andato a fare la doccia. Nè io nè mia moglie durante la sera abbiamo parlato anche perchè uscito dalla doccia ho visto il pantalone dell'abito nuovo steso sul letto.....Era un modo subdolo per farmi capire? Ancora me lo chiedo....Ma anche io avevo rimesso a posto le sue chiavi come niente fosse... In quel momento la odiavo con tutto me stesso, ma non potevo permettermi di fare nulla almeno fino a dopo il matrimonio.


- Bel casino commissario, la moglie accusa il marito e il marito la moglie!
- Teniamoli in stato di fermo, non abbiamo prove certe, almeno fino a quando non troviamo l'arma del delitto, sperando che ci siamo sopra le impronte dell' uno o dell'altro.
- Senta commissario, non potrebbero essere complici nel delitto?
- Oppure Salemme, essere entrambi innocenti.
- Che ora abbiamo fatto?
- Le 4 commissario.
- Andiamo a dormire domani continuiamo.

Giovedì-

Alle 6 il commissario Roberti scostò le coperte, accese una sigaretta, e riprese mentalmente a ricostruire l'intero caso. In questi casi la cosa migliore era uscire e camminare per le vie ancora deserte del paese. Le luci gialle dei lampioni ancora accesi, perdevano man mano di intensità con l'aumentare della luce che una nuova alba regalava al mondo.
Qualcosa gli sfuggiva ma non riusciva a metterlo a fuoco. Doveva pensare, pensare, pensare....Oppure cercare di mettere a tacere tutti i sospetti e ricominciare daccapo.
Il buongiorno della signora Turano che si recava in chiesa per la prima messa lo fece sobbalzare, intanto il paese iniziava a svegliarsi, ognuno immerso nelle proprie faccende tranne lui che per lavoro aveva dovuto occuparsi di quelle degli altri, mettendo da parte le proprie, matrimonio compreso. Entrò anche lui in chiesa in cerca di un posto tranquillo prima di ricalarsi nel turbinio dell'ufficio.

Padre Oreste pregava davanti la cappella degli ex voto, gli si avvicinò e aspettò che finisse.
- Buongiorno padre
- Commissario! Buongiorno cosa fa qui tanto presto?
- Avevo bisogno di un posto tranquillo
- Capisco, è nel posto giusto, qui nessuno la respingerà mai, in chiesa tutti sono al sicuro, abbracciati dal grembo materno della vergine, che non respinge , ma accoglie tutti.
- Mi stavo chiedendo, padre Oreste, che fine fanno tutti gli ex voto, mi pare che siano aumentati dalla prima volta che li ho visti.
- Abbiamo un accordo col sindaco, ogni prima domenica del mese, manda un furgone a ritirarli, per portarli direttamente in discarica, ovviamente prima vengono benedetti.
- E lei ora li sta vegliando?
- Non capisco...
- Sa mi sono chiesto dove l'assassino potesse aver nascosto l'arma del delitto, non c'è posto migliore che metterlo dove tutti possono vederlo o dove non si aspettano di trovarlo...
- La signora Bruno è venuta in chiesa martedì per confessarsi...
- Dubito che sullo spillone troveremo le impronte della signora Bruno, non ha ucciso lei Luisa. C'erano delle prove nell'appartamento di Luisa che avevo sottovalutato, in seguito anche se avrei potuto dare una spiegazione al tutto e risolvere il caso non sono riuscito a fare combaciare il tutto ma ora è chiaro e penso che lei mi aiuterà a spiegarmi il resto.
Nell'appartamento di Luisa sulla scrivania c'era un collarino romano, ora cosa ci faceva lì un collarino? Non poteva essere rimasto attaccato al suo posto alla tonaca, poichè per sfilare la tonaca bisogna prima toglierlo, come le ho visto fare in sacrestia, non poteva essere rimasto neanche in una tasca poichè come lei stesso lamenta non ve ne sono. L'unica spiegazione è che lei non ha portato nessuna tonaca a riparare, ma l'aveva addosso  e che in un momento di concitazione, si sia levato il collare perchè come al solito aveva caldo.
- Bravo commissario, ora mi posso liberare di questo peso. La carne è debole... mi ero invaghito di Luisa, avevo tentato di avvicinarla alla chiesa ma lei non voleva fare entrare il signore nella sua vita, era una peccatrice.
Quella sera la stavo spiando da dietro la siepe, era con Il signor Bruno, dalla finestra li ho visti baciarsi, poi lui è uscito ed è arrivata la moglie, hanno litigato ed è andata via. Sono entrato dal retro, le ho detto che era una peccatrice, una che rubava i mariti alle altre mentre rifiutava il mio amore e l'amore glorioso di Dio, si prese gioco di me, mi rise in faccia e mi invitò a lasciarla in pace. Ero fuori di me, avevo caldo, sentivo nella testa voci che mi dicevano di salvarla, lei si era seduta alla macchina da cucito, e mi dava le spalle. Le ho sfilato quello spillo che le teneva su i capelli e con violenza l'ho piantato nel collo. Sono uscito senza voltarmi indietro a guardare, solo quando sono arrivato in chiesa mi sono reso conto di avere in mano ancora quel coso....

Questo racconto, venuto fuori troppo lungo partecipa all'Eds Giallo, partorito dalla diabolica Donna Camel.

Partecipano anche :
 Dario
Melusina
Angela
Hombre prima parte, seconda parte, terza parte
Pendolo
Pendolante prima parte, seconda parte, terza parte
Dario 2
La donna Camel parte prima, seconda
Calikanto
Gabriele
Gordon
Pendolo









giovedì 6 marzo 2014

Kindle in condivisione col figlio grande...saranno cazzi

A casa sarebbe arrivato l'aggeggio, il resto del mondo lo chiama Kindle ma questo non è importante.
Aspetto consigli di lettura, se ce ne sono di gratis è meglio, altrimenti sono pronta a pagare i libri ma non i vostri consigli.

domenica 2 marzo 2014

Come promesso i 18 anni di Mattia

Vabbè lui è bello

Non dico niente ;)

Eccole!

Very nice

La carta igienica è utile

Finalmente 18

Lavori in corso


Il top che mi ha fornito le perline

è lo spumante che mi ha piegata

Ringrazio le mie cuginette per l'aiuto a tagliare, cucire e confezionare il tutto. E mia cugina Elisa per aver realizzato la torta.

giovedì 27 febbraio 2014

Bel lavoro!

Vi avevo detto che sabato mio figlio compie 18 anni e che avrei realizzato qualcosa per gli invitati, diciamo una sorta di bomboniera, ho finito grazie anche all'aiuto delle mie cuginette.

Ho realizzato delle coccinelle a cui si sono aggiunti altri lavori che ho ritenuto indispensabili, per cui oltre a 80 coccinelle ho realizzato un contenitore a forma di quadrifoglio, il numero 18 per addobbare il tavolo con la torta invece dei soliti palloncini gonfiati a  elio, e 8 centrotavola.

Costo totale 17.50 ma mi è avanzata roba che posso utilizzare in futuro.
Vi spiego in dettaglio la realizzazione.

Coccinelle:
Panno lenci nero e rosso (ne ho comprato 1 metro in totale, ma mi è avanzato metà, costo 7 euro.
Ho ritagliato le sagome, due nere per il corpo e una rossa per le ali, le ho unite cucendo a macchina.
Le ho riempite di paglia sintetica ( avanzata dai cesti natalizi) e ricucito a mano il buchino lasciato aperto. All'interno ho inserito anche un pezzetto ci cartoncino per fare in modo che la bombatura risultasse verso l'alto e che la parte di appoggio fosse piana.
Per i pois neri, dopo l'intoppo degli strass auto aderenti che venivano via ho cucito delle perline di conterie. Le perline le ho prese da un top che non usavo visto che le mercerie ne erano sprovviste. Non ci ho dormito una notte su questo problema poi mi si è aperto un cassetto e ho tirato fuori il top! Per le antenne è bastata una gugliata di lana nera.
Le ho fissate su del tulle verde in cui ho messo alcune mentine.

Ovviamente 80 coccinelle avevano bisogno di un contenitore, così ho fregato degli scatoli al super mercato e con spillatrici  e scotch ho realizzato un quadrifoglio. Inseguito ho dato l'effetto cartapesta utilizzando carta igienica tempere e vinavil. A mia cugina per l'ultima mano di colore è venuta l'idea di dargli l'effetto Thun ovvero fare un petalo di colore diverso, è venuto carinissimo. Costo zero, avevo tutto in casa .

Il 18

Ho realizzato con la stoffa l'uno e l'otto e li ho imbottiti come cuscini, tema sempre le coccinelle, l'uno è nero e funge da testa, l'otto rosso a pois. Per tenerli diritti ho preso in prestito l'espositore delle Katane dell'altro figlio. Costo zero, la stoffa rossa era un ritaglio che avevo in casa, la nera.....ho fregato a mamma una gonna che non indossava più. In questo modo ho risparmiato i panno lenci ;)

Centrotavola.

È una cascata, ovvero un tubo fatto col bristol inserito in una base di polistirolo, per le cascate ho utilizzato un foglio A4 tagliato a striscioline sulle cui estremità ho attaccato  coccinelle (solo un disegno tranquilli) e il numero diciotto. Aggiungerò dei ramettini reduci da vecchi addobbi natalizi . Costo 0,50 il bristol.

Due rotoli da 10 mt di tulle made in cina, uno usato per le bomboniere l'altro lo userò per addobbare il tavolo al ristorante . Costo 10 euro.

Lo so che siete curiose..... le foto arriveranno dopo la festa.

mercoledì 19 febbraio 2014

99 anni di tenerezza

Auguri nonno, sei il gioiello più prezioso che abbiamo in famiglia.


Ti ho fatto la torta al caffè, così almeno visto che non puoi berlo alla sera per via della pressione ti fai la bocca col dolce e dormi felice.

lunedì 17 febbraio 2014

Figli, amici e lavoro

Oggi ci sono 25 gradi e ti viene voglia di andare in spiaggia.
Ma è un periodo caotico, mille cose da fare e un work in progress per i primi 18 anni del piccolo di casa.
Sto tagliando, cucendo, incollando, sperimentando e disfacendo, se riesco poi posterò qualcosa.
Sappiate solo che si tratta di coccinelle, dicano portino fortuna e coi tempi che corrono questi giovani ne hanno davvero bisogno.
Il compleanno è il 1 marzo, ho tempo, ma il lavoro è tanto. A volte mi chiedo perchè mi vado ad impelagare in lavori così ardui, basterebbe andare in un negozio, scegliere pagare e il gioco è fatto, ma io no, sono un caso disperato.

Il bimbo è partito con invito alcuni amici, poi quando tireremo le somme finali è da vedere se saremo in 60 o 80 che lo possero! Sto creando un pensierino per ognuno di essi, ha buttato li che gli sarebbe piaciuto gli facessi qualcosa..... Ovviamente non ho voluto scontentarlo.

martedì 11 febbraio 2014

Fili spezzati

..." Non so che albero era,  ma era grande, seduti ai suoi piedi su una pietra, davanti a noi il canalone di una valle e difronte all'altezza dei nostri occhi, la distesa di verde della collina su cui in lontananza sorgeva un vecchio monastero".
È così che avrei iniziato a raccontare la mia storia.
Ma non c'era nessuno a cui raccontarla, o almeno ora era troppo tardi per farlo. 
Un giorno per non perderne la memoria decisi di scriverla.
Scrissi di noi su pezzi di carta rubati a quaderni ingialliti, su risme vergini e bianche, persino su un masso corroso dalla salsedine. Ho usato matite, penne, tizzoni, finanche rossetto.
Ma quello che rileggevo non parlava di noi.
Tornai indietro nel tempo sotto quell'albero milioni di volte, mancava qualcosa, solo adesso mi rendo conto che mancavi tu...

-Mammaaaaa, maaaaaa, dov'è la mia felpa verde?
- È da stirare, smettila di urlare che sto lavorando.
- Dai stirala per favore, tanto l'inserto romantico per  cuori infranti può aspettare.
- Guarda che  gli inserti romantici, come li chiami tu, ti finanziano la benzina per la moto, il cibo, le vacanze e tutti gli extra di cui non puoi fare a meno. Se vuoi la felpa te la stiri, e con questo la discussione è chiusa.
- Capito mammina, però per favore me la stiri la felpa?
- Ringrazia il mio cuore tenero se te la stiro, e va ad aprire la porta che hanno suonato.

Un'ora più tardi me ne stavo seduta davanti al computer cercando di riprendere il filo interrotto della mia narrazione.

Ero sola perchè tu non mi amavi, mi offrivi il tuo corpo, vuoto come un cielo senza stelle. Sentivo la lotta e la tua resistenza. Il non dare a te stesso spazio per paura che quel vuoto fosse riempito da me e ancora peggio da noi.

Non funziona, oggi scrivere è come sottopormi a una tortura cinese, le idee si aggrovigliano, benchè ci siano, e sento che sono tutte li pronte ad essere tirate fuori. Probabilmente sto diventando davvero troppo mielosa e lacrimevole. Magari gli do una svolta, metto da parte la prima bozza che ho fatto e gli faccio prendere un'altra strada.
A cambiare strada sono bravissima, purtroppo non solo quando scrivo. Ad essere onesta l'unica volta in cui ho invertito realmente la marcia è stata quattro anni fa.
A volte mi chiedo ancora come sarebbe stato se quella sera fossi stata più egoista, meno comprensiva, meno orgogliosamente donna, meno indipendente.
Avevo passato la vita a chiedermi che faccia a avesse mio padre, e quella sera quando la luce calda e arancio degli ultimi raggi di sole del tramonto gli illuminarono il viso potei vederlo, e insieme a lui rivedere il volto di cento padri persi.

Viveva in America, e mentre lo diceva guardava l'orizzonte come se coi suoi occhi chiari, oramai appannati dal velo bianco della vecchiaia avesse potuto scorgerla in lontananza. Era agitato e continuava a guardarsi intorno come se temesse che da dietro le piante di agave potesse spuntare una minaccia.
Aveva avuto altri figli, mi mostrò le foto che guardai come si guardano le foto di perfetti estranei. Per ultima tirò fuori la foto ingiallita e spiegazzata di mia madre, la riconobbi senza bisogno che dicesse nulla, ero io con abiti meno alla moda.
Avrei voluto chiedere perchè non si era fatto vivo per tutti questi anni, urlargli la mia rabbia, e che senso avesse ritornare ora quando oramai non avevo più bisogno di lui. Ma restai in silenzio. Aspettai che fosse lui a parlare.

Aveva scoperto della mia esistenza un mese fa, sfogliando una rivista. Per uno strano destino una coppia di amici dei figli da una vacanza in Europa avevano portato dietro una copia di Hola su cui c'era una mia foto. Aveva scoperto che ero stata cresciuta da una coppia tedesca, trapiantata in Spagna per lavoro. Aveva sempre pensato che anche io fossi morta insieme a mia madre.

Prima di andar via mi consegnò una cartelletta, dicendomi che tutto quello che avrei dovuto sapere era la dentro, e che ora quando avrebbe guardato l'orizzonte al di là dell'oceano qualunque colore avesse avuto per gli altri per lui sarebbe stato verde. Verde come quel raggio verde che una strana alchimia  forma a volte prima che il sole trovi riposo per la notte, verde come la luce del lampione che illuminava la baia dell'amore perduto di James per Daisy.
Verde come i campi di grano ancora giovane che aveva attraversato sul treno che lo conduceva verso una morte che ti rendeva tale anche se ancora respiravi. Verde che era diventato il simbolo della felicità quando la neve e il ghiaccio aveva trasformato il paesaggio in uno spettro lunare e il freddo e la fame impedivano di pensare di essere ancora un uomo in mezzo ad altri uomini.

Andò via, non accennò a toccarmi ed io che mi credevo troppo adulta per allungare una mano in cerca di mio padre feci altrettanto.

La lessi quella cartelletta. Mi ci vollero mesi per poter proseguire altre quei numeri di matricola a sei cifre dietro ai quali c'era la mia famiglia. Mi ci vollero altrettanti mesi per poter comprare un biglietto aereo diretto verso il mio passato.
Arrivai in tempo per vederlo morire. Mentre la sua vita si spegneva mi guardava sorridendo. Io guardavo il suo braccio sinistro.

Avevi voluto vedermi per l'ultima volta, forse ti saresti ritirato  proprio in quel monastero al di là della valle.
Non sarei stata al tuo gioco, non sarei tornata ai piedi di quell'albero per allungare lo sguardo verso un cortile in cui avrei potuto vederti. Non l'avrei fatto, avevo altre priorità che avrebbero potuto essere anche tue se solo avessi voluto.
Tu non lo sapevi ma avevi fatto in modo che per il resto della vita io non fossi più sola.

                                                                                                                           Fine

- Ivan sei pronto? Ho finito
- Che palle, non ho voglia di venire dagli zii e mangiare Kosher
- Non fare la solita lagna tanto lo sai che in caso non ti piaccia  in frigo hanno gli hamburger per te.


Questo racconto partecipa all' EDS del vicino è sempre più verde lanciato dalla Donna Camel.

Partecipanti
Angela
Michele
Melusina
Hombre
La donna Camel
CaliKanto
Dario
Pendolante
Pendolo
Melusina 2
Gordon
Melusina 3
Singlemama











domenica 9 febbraio 2014

Il tutto del nulla

E lotti, lotti, lotti,
per restare a galla,
per non perdere l'equilibrio.
Quando credi di essere salvo ti giri e vedi la morte negli occhi di chi
spettatore e protagonista ti osserva.

Muori cento, mille volte, in silenzi che urlano nel torpore
delle tue speranze,
che restano immobili a boccheggiare come un pesce rosso in una boccia troppo piccola e oramai senza aria.
Tutto è sporco di livori, muschi verdastri ricoprono le pareti mai state perfettamente nitide.
Come una pellicola in bianco e nero su cui ti rendi conto di aver immortalato solo il nulla.

Con passi tremanti, prosegui.
Quegli occhi ti guardano,
capaci di spingerti avanti anche se restano immobili,
allora capisci che quello che chiamavi nulla
è la tua forza.


mercoledì 5 febbraio 2014

Scirocco

Lavo la polvere,
polvere di deserto portata dallo scirocco,
vento di passione, caldo e sporco di tormenti.
Abbracci sciolti,
sporchi d'amori consumati in fretta in attesa di un estate in cui
asciugare le lacrime.

martedì 4 febbraio 2014

domenica 26 gennaio 2014

Sporta

Dentro ognuno di noi deve esserci una sorta di sacco, una sporta in cui vanno a finire le cose.
Non deve essere qualcosa che assomiglia allo stomaco, perchè quello trita, sminuzza, mescola, digerisce e trasforma tutto quello che buttiamo dentro.
Quel sacco di cui parlo, deve essere anche senza fondo, perennemente affamato, ma non brontola come lo stomaco, se ne sta li in silenzio senza dare l'impressione di essere in attesa di nulla, comunque pronto a ricevere tutto.
Sarebbe anche finita li se ogni tanto come per magia non tirasse fuori qualcosa, magari buttato dentro anni dietro. No, lui te lo tira fuori fresco fresco, quasi puntandoti contro un indice intimidatorio che in silenzio sembra dirti : ti sarebbe piaciuto che tutto fosse stato dimenticato!
Così vivi giorni in cui il passato ti viene a trovare. Tra una risata malinconica e un graffio dolore, tra un vortice di nostalgia e il desiderio di oblio, ricacci tutto dentro la sporta e ti tuffi nel presente.

Oggi mi sono sporta un po' troppo nel guardarmi dentro, tutto sommato nel sacco ci sta ancora molto spazio.

giovedì 16 gennaio 2014

Mi farebbe comodo un avatar

Sono stanca e reduce dall'influenza non ancora completamente guarita.
Sono state settimane infernali, una mano da dare qua e la a gli zii causa salsicce e consorelle varie.
Riunioni, incontri, comunicati, causa la non ancora risolta situazione acqua potabile.
La manifestazione di oggi , il dialogo col sindaco, la sua battuta finale " se come te ce ne fossero di più mi dimetterei subito" ed io che di rimando sottovoce per non farmi sentire lascio scappare un "clonatemi".
Bacheche da seguire su fb, la chat off line che continuava a segnalarmi messaggi, note da scrivere, perchè il nostro sindaco invece di incontrare i cittadini preferisce i comunicati via web.
Il giornalista che non mi da tregua con i suoi :ci sono novità?
Vedere le mie parole riportate dalla gazzetta del sud e sull'ora di calabria.
Per il 25 collaborare con un altro comitato di cittadini per un'altra manifestazione.
L'eds da scrivere, e mille altri da leggere cosa che ho fatto, ma non ho avuto il tempo per commentare, che dovrò rileggere perchè se mi era scappato un link in quello di Hombre sicuramente mi sarà scappato anche qualcos'altro negli altri.
Questa maledetta tosse che non va via e la cervicale che mi tormenta.
Insomma sono stanca e domani si ricomincia.

mercoledì 15 gennaio 2014

Iago

L'unico pregio delle borsette da sera è che essendo piccole, non devi rovistare a lungo per pescare le chiavi di casa.
Era stata una lunga serata, troppo alcool e troppe mani da tenere a posto.
In silenzio ondeggiando sulle costose louboutin nere con l'inconfondibile suola rossa, entrai in bagno. La donna sofisticata che mi fissava dallo specchio non aveva nulla da invidiare ad una modella, la mia determinazione aveva vinto mi mancava solo un altro piccolo gradino per arrivare in cima ed essere la numero uno.
Mentre mi infilavo tra le lenzuola di raso nero su cui erano stampati enormi papaveri, un sorriso becero  mi accompagnò nei ricordi. Io mia cugina e lo zio....

Dorota era sempre stata bellissima, fin da piccola avevo voluto essere come lei. Aveva tutto quello che una bambina desiderava avere, dalle bambole con le loro magnifiche case ai vestiti più alla moda. Era la cugina ricca, quella che mi prendeva in giro perchè indossavo i vestiti che non le piacevano più, o quella che mi concedeva a malapena di sfiorare i capelli delle sue bambole di porcellana.
Ero cresciuta invidiandola, giorno dopo giorno avevo covato il desiderio di vendetta e di rivincita nei suoi confronti.
Anno dopo anno le avevo tolto tutto, dal primo fidanzatino al  futuro sposo. Nessun uomo si tira in dietro quando si tratta di una scopata facile.Solo il promesso sposo aveva titubato prima di lasciarsi andare, diciamo il tempo necessario per scordare che la bocca chiusa sopra il suo membro non era quella della sua promessa sposa.
Avevo architettato tutto per benino affinchè Dorota ci cogliesse sul fatto. Il suo viso sconvolto  quando ci sorprese mi regalò una soddisfazione così intensa che non poteva neanche lontanamente avvicinarsi al più intenso orgasmo provato fino ad allora.
Fu proprio quell'episodio che in un certo senso mi cambiò la vita. Dorota fece il diavolo a quattro in famiglia, così che il padre si vide costretto a incontrarmi per porre rimedio.
- Ciao Veronica, vieni accomodati dobbiamo parlare.
- ciao zio, so di cosa vuoi parlarmi, non devo giustificarmi di niente.
- Senti Veronica, ti ho fatto studiare, ti ho aperto la mia casa, ti ho trattato come una figlia, avrei preteso un po' di rispetto in più da parte tua.
- zio non ti ho mancato di rispetto, anzi mi dovresti ringraziare, ho salvato Dorota da una vita di corna
- ah ah ah sei un insolente
- forse è come dici, o forse siete voi uomini che guardandomi riuscite solo a immaginare di portarmi a letto, questo culo e queste tette sono le mie uniche ricchezze, le spendo come mi pare.
- sei una poco di buono.
La conversazione finì sul divano  del suo studio, su cui pelle ormai flaccida si illudeva di poter attingere nuova vita dalla  giovane carne.
È inutile dire che la punizione sperata da Dorota non arrivò mai, divenni invece la beniamina della famiglia, la salvatrice.
Lo zio mi comprò un appartamento, e mi presentò i suoi amici facoltosi, non c'era festa in cui non fossi invitata.
Regalavo ai miei accompagnatori il riflesso della gioventù e loro gioielli, vestiti, denaro e vacanze. Agli occhi di tutti ero una pr di successo, la mia fame sembrava placata, ma poi Dorota si sposò.
Sposò un uomo elegante ed influente, le loro foto sui giornali mi facevano salire la bile in bocca.
Non avevo scelta dovevo riuscire a sposare un uomo più influente del suo, da quanti letti dovevo passare non importava.


Ed ora eccomi qui, il primo passo era stato fatto, la serata era andata proprio come avevo programmato. Interpretare una ragazza pudica, riservata, quasi all'antica e con ferrei valori morali a beneficio della preda. Non era stato poi così difficile, era bastato ricordare la nonna, quella che si faceva il segno della croce mentre rigirava il pane poggiato alla rovescia sul tavolo, quella per cui tutto era peccato persino accennare alla nudità del marito.
Stranamente mentre allontanavo gli uomini un po' troppo disinibiti a causa dell'alcool, ero stata bene con me stessa, avevo persino dimenticato per un attimo il motivo vero per cui mi trovavo in quel posto.


Contributo all'eds rosso come il peccato della Donna Camèl

Altri partecipanti, stavolta si sono scatenati sono una marea, mi sa che l'argomento tira :)

Melusina
Dario
Dario
Dario
Gordon
Fulvia
Melusina
Hombre
Angela
Gabriele
La donna Camel
Melusina
Pendolante
Melusina
Gabriele
Michela
Pendolante
Cielo
Calikanto
Hombre
Melusina
Leuconoè
Pendolo
La donna camel
Kermit
Singlemama


mercoledì 8 gennaio 2014

Mirto

Durante la camminata di oggi mi sono imbattuta in delle splendide piante di mirto, non ho resistito e ne ho mangiato un po', a voi mostro la foto.
Se fossimo su fb nel tag ci sarebbe il nome di Lorenzo.


Dovrei pensare a scrivere L'eds lo so, ma ho tempo, per ora non mi viene niente da scrivere, forse perchè da grande "peccatrice" ho l'imbarazzo della scelta, o perchè fondamentalmente non li considero peccati.

lunedì 6 gennaio 2014

Mentre mi riposavo

Mentre non ero impegnata tra riunioni, pranzi e cene, a fare salsicce e soppressate, per la befana ho preparato le ballerine all'uncinetto per le nipotine , più un altro paio per la cuginetta, cinque paia di coniglietti dolcissimi e caldissimi.
 L'altro paio era in lavorazione :)

 L'antiscivolo è un tappetino che si usa per scolare le stoviglie in cucina

giovedì 2 gennaio 2014

Un altro anno in corso

L'anno è iniziato e tra poco ci inghiottirà nella solita routine, dove le speranze e gli auguri lasceranno posto alla vita vera.

Ogni volta che guardo mio nonno ho la prova che la vita fa ciò che vuole, da e prende, l'importante è continuare a remare.

Mi auguro e vi auguro di riuscire a navigare attraverso la vita come nonno Giovanni, la sera di capodanno gli ho scattato una foto e non so se sorrideva a me, alla vita, ai suoi 98 anni che saranno 99 a febbraio o alla sua inguaribile vanità.