io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere

domenica 7 ottobre 2012

Vite malate




L'immagine appartiene a Roscio, gentilmente rubata



L'ho odiato dal primo momento in cui l'ho visto.
Avrei voluto non tornare a guardarlo per non dargli la soddisfazione di sentirsi forte, per non fargli capire che in realtà sentivo che a guardarmi fosse lui.
Non era solo un quadro quello che mi si parava davanti, era un demone dei più spietati, avevo difronte il Darvio.
L'avevo comprato da due mesi, giaceva ancora incartato in un angolo della mia cantina, aspettando che fossi pronta per la mia guerra.
Ed ora ero pronta.
Mentre scendevo lentamente per le scale della cantina, sentivo il vento gelido scuotere i pini del mio giardino, l'inverno era arrivato troppo presto quest'anno, portando con sé tutte le malinconie e i dolori del passato.
Sentivo il cuore battere all'impazzata come stesse facendo a gara con i polmoni in una ricerca spasmodica di aria.
La discesa sembrava interminabile, rabbrividii quando i miei piedi nudi toccarono il pavimento umido, camminavo come un automa con gli occhi puntati sul quadro ancora incartato.
Mi avvicinai lentamente, le mani tremavano impacciate sullo spago che teneva ferma la grossa carta dell'imballaggio, non so come mi ritrovai un coltello in mano, lo usai, con gesti precisi feci saltare lo spago che cadde arricciandosi ai lati.
Sentivo un dolore allo stomaco, mi fermai un attimo  prima di strappare con un gesto improvviso la spessa carta da pacchi - eccolo davanti ai miei occhi.
Il dolore allo stomaco, come un pugno nodoso che risale attraverso la cassa toracica fino ad arrivare alla gola; esplode, vomito bile.
Tossisco in cerca di aria, cerco di alzarmi, un dolore martellante mi annebbia la vista - ci rinuncio - resto seduta nel mio vomito prigioniera di Darvio.
Lo guardo consapevole di non poter più sfuggire, avevo sei anni la prima volta che ho sentito la sua presenza in quella stanza che doveva essere il mio rifugio sereno, tredici quando ho scoperto che quella stanza non aveva nessuna parete per proteggermi, sedici quando il mio mondo sarebbe stato sempre rinchiuso in quella stanza anche se vivevo in un deserto.
Dovevo distruggerlo, afferai il coltello e lo colpii con tutta la forza che avevo, guardai sconvolta il risultato, la tela era intatta, riprovai con più forza ma nonostante il rumore, come se avessi colpito la membrana tesa di un tamburo, la tela resistette.
Presa da un raptus violento iniziai a vibrare colpi cercando di dilaniarla, non so dopo quanto tempo caddi a terra esausta.
I capelli fradici di sudore cadevano inerti appiccicati alla fronte, sentivo puzza di bestia ferita ma non proveniva dal quadro, proveniva da me.
Darvio ero io, non il quadro, se volevo liberarmi di lui dovevo farlo uscire da me.
Presi il coltello con mani tremanti, e mi procurai una ferita sul dorso del braccio, sul quadro come per incanto apparve una piccola crepa sugli strati di pittura rappresi e marmorizzati dal tempo. Un'oscura sensazione prese il posto della mia ragione, dopo un tempo che non so quantificare, mi guardai il braccio,  grondava sangue tanto da aver formato una pozzanghera scura e viscida sul pavimento, ma lui era ancora lì, lo sentivo strisciare dentro di me come un serpente ammaliatore, mentre la tela cedeva, lui  nell'estremo tentativo di salvarsi cercava rifugio negli anfratti più nascosti del mio essere.
Oramai era troppo tardi per fermarmi, continuare a vivere in simbiosi con lui non era più possibile, il sudore mi colava negli occhi - con un gesto meccanico mi pulii la faccia col dorso del braccio - il sangue mi imbratto il viso colandomi sulle labbra e procurandomi uno spasmo inconsulto che mi squassò il petto, le lacrime mi rigavano il volto mentre alzavo il coltello per conficcarmelo nel cuore.
E poi la visione della salvezza balenatami in testa come il frame di un vecchio film, vidi il coltello cambiare direzione e puntare sul polso come una mannaia , uno, due, tre, quattro colpi, mi gettai sul polso col peso del mio corpo per spezzare l'osso e poi finire di tagliare gli ultimi brandelli di pelle col coltello che avevo ancora saldamente in mano.
Guardai quella che era la mia mano sinistra giacere in una pozzanghera di sangue che si andava sempre più allargando, la raccolsi, la bagnai ancor di più in quel vivido rosso vermiglio, che presto sarebbe diventato nero come per magia, e la stampai sul quadro a sigillare quella stanza la cui finestra non si sarebbe mai più aperta.



Questo post partecipa all' EDS spousev della donna camel

Altri impavidi partecipanti:

Maimà
Hombre
Dario
Pendolante
Melusina
Hombre (quello serio)
Melusina 2
Maimà 2
La donna Camel
Pendolante

15 commenti:

  1. Ma brava impavida lillina!
    Ti faccio un bell'applauso, io che posso ;)

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    1. Sempre gentile lei carissimo!
      Applauda pure lei che può! (Per il prossimo EDS vediamo se LCD inventa qualcosa per farla ricrescere)

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  2. Risposte
    1. Te la sei mozzata pure tu? Sarà una maledizione...:)

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  3. La lettura ha tolto il fiato anche a me. Il racconto scorre serrato descrivendo perfettamente una dicotomia al veleno. Si, bello davvero, sono felicissimo che qualcosa di mio "ti appartenga". Ti abbraccio, ciao.

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  4. A parte il fatto che stavo per vomitare in mezzo a tutto quel sangue, e non sono mica debole di stomaco, in confronto a te Dorian Gray era una schiappa.

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    1. Dorian Grey chi? :)

      Grazie gentilissima, ti sei ripresa? ;)

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    2. Abbastanza. Grazie. Basta npn rileggere il tuo post... Ecco perché non guardo film dell'orrore

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  5. Anche a me è venuto istintivamente di pensare a "Il ritratto di Dorian Gray".
    Aborro queste tematiche, ma se un racconto è scritto bene, va lodato, e il tuo è scritto con intensità, come se stessi vivendo ciò che descrivi.
    Interessante.

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    1. Ciao Vincè anche io odio queste tematiche, ma EDS era questo per cui ho fatto uno sforzo e l'ho fatto.
      Un amico mi ha detto più volte che ho la capacità di immedesimarmi negli altri sarà per questo!
      Grazie

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  6. Tanto tu rimarrai per sempre ragazzina :-)

    Io l'ho trovato sensuale

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    1. Dario mica so se mi hai fatto un complimento, io dovevo far spaventare!
      E poi si comincia a dire sei una ragazzina quando si diventa vecchie....arghhhhh mi sa che mi devi ricommentare uffi uffi
      Ah forse ti riferivi al quadro immagine del blog per il sensuale...

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  7. Ma è bellissimo! Hai scritto qualcosa di terribile, di forsennato, incalzante, ed è questa la sua grandezza. Mi devo inchinare, molto ammirata. Un bacione.

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    1. Mi lasci senza parole....no dai
      Grazie e bentornata

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Ho messo la moderazione non per censurarvi, ma solo perchè voglio essere la prima a leggere i vostri commenti una sorta di ius primae noctis.
L'ho messa anche perchè siccome non controllo quasi mai le mail, se qualcuno vuole mandarmi un messaggio privato ha la certezza che lo legga, nell'altro caso a volte passa pure un mese prima di...
Ciao a tutti, se non vi piace sappiate che a me non importa un fico secco.