io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere

giovedì 18 settembre 2014

Diamante

Alle 13.30 di mercoledì 10 settembre inizia la trasferta lavorativa più eccitante, faticosa, poliedrica, divertente, consolidante, soddisfacente, irriverente, illuminante, congestionante, rivelatrice, che abbia mai avuta.
In quattro incastrati tra valigie, roll-up pubblicitari e campionario partiamo. Arriviamo in quella che doveva essere la nostra casa per cinque giorni e mezzo, ovviamente dopo aver fatto sosta in un supermercato per fare scorta di detersivi e disinfettanti per la pulizia.
Il custode del residence, a cui mancavano gli incisivi inferiori, somigliava vagamente alla comparsa di una trasmissione di Bonolis, e come questo parlava strano. Ci ha accolto spiegandoci il funzionamento del cancello elettronico, di questa o quell'altra chiave, del bottone per l'accensione della caldaia, ignorando che il nostro unico desiderio, almeno di noi signore, era che si togliesse subito dai piedi perchè ci scappava la pipì e prima di poterla fare dovevamo igienizzare tutto il bagno, o almeno il water.
Una casa enorme, due bagni, due camere da letto, la sala , la cucina e una terrazza affacciata sul mare splendido, che nonostante i costumi messi in valigia, abbiamo solo guardato.
Le filippine, noi donne, avevano troppo da fare.
La discussione per l'assegnazione delle camere è durata un paio d'ore, l'assegnazione che si pensava definitiva ha subito più volte capovolgimenti, due uomini e quattro donne  e un bambino con le idee molto chiare ironicamente detto!
Dopo aver fatto la spesa per la casa e per lo stand in cui si doveva cucinare, ogni giorno iniziava l'operazione armadio, alle 17.30 si doveva montare il campo, alle 16.00 eravamo immerse tra trucchi e vestiti, tutto a spese dei nostri accompagnatori costretti ad assistere ai nostri ripensamenti di look proprio quando sembrava avessimo definitivamente scelto la nostra mise.
Oddio non era il mio caso io in questo sono tipo uomo, sono pronta in venti minuti, solo che dovevo fare la stylist per le altre, oltre a cucire spalline, o a sistemare spilloni a scollature troppo profonde.
Le risate più belle oltre a quelle fatte quando mandavamo a cambiare di corsa una nostra collega che si ostinava a portare i leggins con maglie troppo corte tanto da mettere in mostra la patata, si facevano di notte, quando di rientro alle tre di mattina, con i piedi gonfi per via dei tacchi, col pigiamino e le ciabatte si fumava l'ultima sigaretta e si faceva il punto del lavoro fatto.
La mattina si ripartiva a pulire casa, fare la spesa e preparare il pranzo e a restare a guardare il mare, troppo stanchi per scendere la scaletta che ci separava dalla spiaggia.
E poi un bel giorno una di noi assiste ad uno spettacolo inconsueto, mentre tranquilla guardava il mare dal terrazzo, sposta lo sguardo sul terrazzo di uno stabilimento balneare e tra gli asciugamani stesi le appare un  Adone in tutta la sua maestosa bellezza.
Che lei in quel momento si sentisse Afrodite non v'è dubbio, solo che il suo caro marito, accorso per riportare giudizio nella sua dolce metà sostituendosi a Zeus, prese a minacciare Adone perchè si coprisse, per cui dopo l'ingiusto intervento nessuna potè più godere dell'insolito panorama.
Grazie ad un post di Cielosopramilano che mostrava Montezemolo in barca senza costume (per la serie i pisellabili), facemmo credere al povero marito di averlo fotografato e che ogni tanto moglie compresa ci dedicavamo a guardarla con interesse. Il poveretto era allibito, ma noi intanto a sue spese ridavamo, scacciando così un po' di stanchezza.
Allo stand il lavoro era duro, ma abbiamo avuto tante soddisfazioni e un ottimo fatturato, c'ho lasciato la voce per il troppo parlare, la divisione dei ruoli, due ai fornelli le altre come speaker  è stata naturale come se fosse già tutto deciso a priori anche se no.
Un cenno al nostro formidabile concessionario T.C. che si è unito a noi nel lavoro e nelle chiacchiere, che ci ha portato a mangiare pesce in una locanda favolosa sul mare, che ha prenotato l'intera piscina nel suo hotel solo per noi ma che per fare le pulizie di casa e preparare il campionario per la sera dell'ultimo stand, non abbiamo usato, che si è preso anche due rimproveri da parte mia perchè è troppo buono e nello stand regalava troppo ai clienti innescando un precedente pericoloso, forse gli devo delle scuse....
Un esperienza bellissima e faticosa fatta con persone speciali, quasi degli sconosciuti, ma con cui si è creato subito un fortissimo feeling. Mi hanno anticipato che ad ottobre mi aspettano 10 giorni di trasferta per la fiera degli sposi....... devo valutare la proposta, io fuori casa non riesco a fare la cacca e dieci giorni sono davvero tanti!

mercoledì 3 settembre 2014

Vuoto a rendere

Esercizio di scrittura fai da me : scrivere senza usare il verbo "essere". E' solo una scusa per ricominciare (spero) a ridare vita al blog, poche righe per rompere il silenzio e forse a farmi ritornare la voglia.



Lui, un vecchio ampolloso, ottant'anni circa, italiano, pochi capelli in testa che il venticello estivo pettinava  e spettinava a suo piacimento, pantaloni blu e polo rossa che veniva gonfiata dall'adipe tipica di una pancia abituata alla tavola. Parlantina sciolta, soggetto di ogni racconto ovviamente IO, un io così smisurato che superava in statura il suo possessore più altri due persone messe una sull'altra come in una delle figure plastiche disegnate in aria dai ginnasti. IO ho girato il mondo, Io parlo cinque lingue, Io ho avuto cinquemila donne, Io oltre le donne non ho vizi....

Lei, forse quarant'anni o poco più, filippina, capelli neri e lunghi, jeans e maglietta bianca con una stampa sul davanti.Infinitamente triste. Nei suoi occhi si leggeva un misto tra tristezza e rabbia. Il suo sguardo fiero ostinatamente puntato altrove verso un luogo, forse un posto, una casa, un angolo di mondo o anche una piccola stanza in cui tenere fuori tutti tranne che i suoi pensieri. Il suo corpo restava rigido al fianco di quel' uomo che aveva sposato, sembrava uno spettro, una presenza così evanescente tanto da dare l'impressione di poter essere attraversata come si attraversa una coltre di nebbia. Tranne  che gli occhi.

Io, spettatrice di un mondo miserabile, che mi mordo la lingua sentendo paragonare le donne ad un vizio, io che non riesco a dimenticare quegli occhi e a sperare che un giorno anche loro imparino a sorridere.