io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere

mercoledì 22 febbraio 2017

Cose che capitano

Giuro che stavolta non era previsto che io dovessi scrivere ancora di fughe.
Sono scappata davvero, ho preso le mie precauzioni , ma sono scappata.
Se vi state chiedendo  da dove lo dico subito così finiamo di girarci intorno, sono scappata dal pronto soccorso, ecco, ora lo sapete.
Erano due giorni che avevo male alla schiena, nella fascia lombare, tant'è che sabato notte avevo dormito malissimo, domenica pomeriggio la situazione peggiora, così temendo una colica renale, ma non sapendola riconoscere visto che in vita mia non ne avevo mai sofferto vado in ospedale.
Arrivo e trovo al pronto soccorso i due fratelli infermieri vicini di casa, gli spiego la situazione, uno scrive al pc l 'altro mi prende la pressione, non è convinto la rimisura, e poi mi chiede l' altro braccio, storce il naso.
- Pasquale, che c'è ? Gli chiedo
- Ade, come ti senti la pressione non va bene
- È bassa? Dico convinta, visto che di solito lo è
- No, aspetta la riprendo col macchinario
Morale della favola ho la pressione 200/120, rischio parecchio.
Mi fanno elettrocardiogramma, mi danno delle gocce sotto la lingua e mi stendono su una barella dicendomi di stare tranquilla, arriva il medico mi controlla mi visita e mi fa dare altre gocce.
Io continuavo a dire che avevo solo male alla schiena, escludono le coliche e mi fanno una puntura.
Intanto il tempo passa ero entrata alle 19,20, alle dieci mi iniettano nella cannula lasciata nel braccio per il prelievo un altro farmaco, dicono un diuretico.
Inizio a fare pipì ogni quarto d'ora, e ritorno a sdraiarmi su quella barella che avevo iniziato ad odiare, sul lato destro attaccata al muro c'era una tabella che diceva:  SALA ROSSA EMEGENZA/URGENZA, non poteva essere riferito al mio caso, almeno così me la raccontavo.
Era cambiato il turno, l'infermiera nuova veniva a prendere la pressione ogni mezz'ora, niente si era adagiata sui 160/100. La nuova dottoressa ripete la visita, ed io ripeto il motivo per cui ero lì  bla bla bla.
Mi fanno un' altra iniezione per cercare di fare scendere la pressione, mi lasciano ancora tranquilla su quella barella che iniziavo ad odiare, e per passare il tempo cercavo di andare a fare pipì anche se non avevo urgenza.
A mezzanotte con 140/90  dico che firmo e vado via, non avevo intenzione di restare un minuto di più.
La dottoressa cerca di convincermi, mi dice che dovrei restare li a monitorarmi, ma io oramai sono con la testa sotto la mia doccia , nel mio pigiama e coricata nel mio letto.

Oggi ho fatto la visita dal cardiologo.
Devo prendere la pillola perchè sono ipertesa, lo sono da parecchio anche se non ne avevo sentore, un regalo  dice lui della pre menopausa. La parte dolente è che ha causato una lieve disfunzione mitralica e un piccolo soffio, ma non è grave. Campo cent'anni.

Ahh lo ricordate nonno domenica abbiamo festeggiato i suoi 102!

giovedì 16 febbraio 2017

Fughe

Ci sono Cose in ognuno di noi che scavano solchi e mietono fiducia.
Sono Cose che sappiamo di avere ma che teniamo nascoste agli occhi di tutti spesso anche ai nostri perchè stanchi di guardarle immutate nel tempo.
Sono Cose infide, a volte burlone che amano giocare a nascondino per poi apparire nei momenti più inopportuni proprio quando avevamo dimenticato di averle dentro.
Se siamo fortunati nel corso della vita troviamo qualcuno con cui condividerle, oppure se siamo particolarmente svegli paghiamo qualcuno perchè provi a portarcele via.
Oppure ci raccontiamo la vecchia storiella del sono fatto così.
È una frase pericolosa che non dovremmo mai dirci, equivale a legarsi un masso alla caviglia. Ci trasformiamo in animali al guinzaglio impossibilitati a scegliere da soli la direzione di marcia.
Ci sono momenti, giorni, a volte settimane in cui queste Cose sembrano indire una festa padronale e mentre loro festeggiano noi assistiamo inermi alla nostra veglia funebre.
Riempiamo i giorni di azioni abitudinarie, ci inventiamo impegni e passatempi, lasciamo che qualcosa, qualsiasi cosa, riempia più spazio possibile nella nostra testa ma soprattutto della nostra anima.
Ci vorrebbe un abbraccio in cui naufragare, di quelli che non chiedono nient'altro che calore, in cui tutto si acquieta e si ritorna bambini.






mercoledì 15 febbraio 2017

Nuvole

Ciao papà,
ho deciso di scriverti perchè devo dirti delle cose, tante cose, e siccome non sarà facile dirle ho deciso di farlo tramite lettera.
Ho dato un altro esame, è andato bene, me ne mancano altri quattro  più la tesi e poi finalmente avrai una figlia avvocato, sappi solo che le ragioni per cui decisi di intraprendere questa carriera di studio ora sono molto cambiate, direi che sono quasi in rotta di collisione con le prime.
Ma non voglio parlarti di questo.
Mi sono fidanzata, ovviamente mamma te l' ha già detto, lei ti dice sempre tutto, oppure qualcun altro che io non conosco e non voglio conoscere. Ci siamo conosciuti al matrimonio di Linda, era un invitato da parte dello sposo, insomma da quel giorno abbiamo preso a sentirci. Studia ingegneria anche se al momento ha bloccato gli esami, gli ho presentato nonna e a lei piace molto.
Papà sono arrabbiata.
Sono arrabbiata con te , sono stanca di dover rispondere alla semplice domanda: tuo padre cosa fa nella vita?
Io rispondo a tutti in modo diverso, sei morto, sei all'estero, mi hai abbandonato alla nascita, sei gravemente malato e in casa di cura.... Ma a lui non potevo non dirlo che sei in galera e che ci resterai per il resto della vita.
Ti odio anche se sei mio padre, ti odio anche se so che mi vuoi bene, ti odio perchè le tue scelte sono state egoiste, ti odio perchè hai fatto in modo che mi vergognassi di te, ti odio perchè so che non sei la persona che credevo fossi da bambina, ti odio perchè non sono mai riuscita ad essere un adolescente normale a vivere le mie storielle con leggerezza,a fumarmi una canna con gli amici, a fare tardi la sera e provare il brivido della paura di essere sola...invece no mi hai mandato dietro i tuoi angeli custodi, che io non ho mai visto ma che sentivo esserci.
Ti odio perchè mi stai facendo desiderare di scappare via dalla mia città perchè portare il tuo cognome non è facile. Non è facile far finta di non sentire i bisbigli quando mi allontano...è la figlia di.... poverina con quel padre....gli somiglia....per fortuna è femmina .... gliel'hai fatto lo sconto? 
Oh papà io volevo che tu fossi il mio principe azzurro, invece crescendo ho dovuto rendermi conto che tu eri un mostro, come hai potuto? Come può un uomo così dolce in famiglia essere una belva senza scrupoli fuori casa?
Oggi sono scesa al mare, mi sono stesa sulla spiaggia a fissare il cielo, era il nostro gioco preferito ricordi? Facevamo a gara a chi scopriva più figure bizzarre disegnate dalle nuvole. Lasciavi che vincessi sempre io così avevi la scusa per comprarmi il gelato e giustificarti con la mamma, allargavi le braccia e dicevi sconsolato : ha vinto devo comprarglielo per forza!
Mi mancano quei momenti, mi manca ancora non avere un padre.
Ma ho preso una decisione, andrò via. Lascio tutto, la casa, i soldi, i vestiti, perchè ancora oggi sono sporchi di sangue.
Mi odio, perchè finora non ho voluto guardare in faccia la realtà, come faceva una donna con un lavoro part time (che poi lavoro proprio non era) con un marito in galera a condurre uno stile di vita così alto? Da dove arrivavano tutti quei regali? I carnet d'assegni, le macchine nuove?
Oddio papà , non ho voluto vedere quello che era visibile a tutti, per non impazzire mi giustifico dicendo che ero solo una ragazzina immatura, ma stamattina guardando il cielo mentre la mia mano accarezzava lieve la pancia ho aperto gli occhi, non voglio questa vita per mio figlio, voglio portarlo lontano, voglio portarlo in mezzo a sconosciuti per renderlo libero.
Papà ti chiedo un regalo,
l'ultimo, lasciami andare da sola, non voglio angeli, non voglio aiuti, non voglio nulla se non una cosa, il tuo amore perchè so che di quello non potrei fare a meno.

eds fuga



lunedì 13 febbraio 2017

La rosa

Il suo turno era iniziato alle 7, cameriera di piano di un hotel senza grandi pretese.
Non si lamentava di quella nuova vita il lavoro non era difficile, nessuno la disturbava, doveva solo risistemare le stanze vuote lasciate dai clienti.
Lavorava al caldo, aveva i guanti per proteggersi le mani  dalle aggressione dei detersivi e dei disinfettanti, l'acqua calda, un camice che gli proteggeva i vestiti ...aveva tutto... tranne i suoi figli lasciati in Ungheria.
Il marito no, non lo rimpiangeva, sempre ubriaco e nullafacente, non rimpiangeva la sua patria e la sua casa fredda ma avrebbe dato dieci anni di vita per poter annusare il profumo della testa dei suoi bimbi. Mandava i soldi necessari per sfamarli e vestirli e questo era già tanto per chi non poteva contare su niente altro.

Nella 623 aleggiava ancora il profumo che la signora si era spruzzata prima di uscire, l' aveva riconosciuto quando le era passata davanti nel corridoio, le era piaciuto da subito e istintivamente si era recata nel bagno nella vaga speranza che lo avesse dimenticato sulla mensola come molte volte avveniva. Il profumo non c'era, ma la sua scia era ancora più forte, chiuse gli occhi e respirò profondamente per sentirne ancora di più la fragranza.
I cuscini addossati al capezzale erano quattro, messi di sbieco in un disordine controllato, le coperte riunite in fondo al bordo del letto, e un asciugamano probabilmente l' ultimo usato prima di vestirsi, abbandonato sulla mensola bassa di un mobile.
Nel cestino un cartone di pizza, una bottiglia d'acqua e una di birra, non ne riconosceva la marca, forse era buona o forse era l 'unica che aveva trovato. Avevano mangiato in stanza, perchè era sicura che in quella stanza la signora del profumo non era stata sola, il letto di una notte di sesso o di amore ha sempre qualcosa da sussurrare quando ritorna il sole del mattino.
E di colpo quella sensazione sconvolgente che sentiva salire fino in gola partendo da una morsa allo stomaco, le mancava essere amata, potersi lasciare andare tra le braccia di un uomo che le regalava il sogno di una vita meno solitaria.
Restò a fissare quei cuscini con gli occhi che le si riempivano inevitabilmente di lacrime, poi distolse lo sguardo puntandolo fuori dalla finestra, un cielo terso e azzurro le regalò un lieve sorriso, non può piovere sempre e lui gliene diede la prova, solo poche ore prima era coperto di nuvole grigie mentre adesso a guardarlo invece che una mattina di febbraio sembrava Maggio.
Si scosse, era tempo di mettersi al lavoro, sfilò le federe dei cuscini e ne infilò di pulite,  si diresse verso l' armadio per riporre i due cuscini di cortesia e nell'aprirlo si trovò davanti a qualcosa di inaspettato.
Adagiata sul fondo stava una magnifica rosa, confezionata con cura in una rete da fiorista verde e circondata da nebbiolina bianca. Era stupenda, lasciò andare i cuscini che aveva in mano e la tirò su con delicatezza, sollevandola come si fa con i neonati, una mano sullo stelo e una dietro come a tenere su la testa per paura di farla ciondolare.
Nessuno le aveva mai regalato una rosa così bella, o almeno non gliela aveva mai regalata l' uomo di cui si era perdutamente innamorata, e che forse amava ancora.
Con la rosa in mano uscì sopra il balcone, aveva bisogno di aria, aveva bisogno di lasciare andare al vento quel manto di malinconia che le era piovuto addosso, e liberarsi dal gelo che le avvolgeva il corpo.
Una rosa, questa volta era bastata una rosa per riportarla indietro nel tempo, a quella mattina in cui si era alzata dal letto con un occhio nero e il labbro spaccato, la valigia in cui aveva buttato i pochi vestiti che aveva, la telefonata alla sorella perchè venisse a prendere i bambini e poi il viaggio lungo e confuso verso un futuro ignoto.


Carolina camminava leggera per le vie della città, aveva uno strano sorriso stampato in viso, il sorriso di chi ha passato una notte prendendo e dando amore o qualcosa che assomigliava molto ad esso. Non aveva potuto portare via la rosa , l' aveva messa con cura all'interno dell'armadio, un po' per proteggerla un po' per non guardarla un ultima volta prima di andare via.
Andando a fare colazione aveva visto la cameriera, era carina e delicata, non l' avrebbe buttata nella pattumiera...almeno così sperava. 

Eds  Fuga


sabato 4 febbraio 2017

Attraverso le barricate

L' appuntamento era per la tarda mattinata, ci sarebbe stato tutto il tempo per arrivare con calma, mezz'ora di macchina che avrebbe annullato l'attesa di mesi.
Una storia vecchia come il mondo ma ogni volta nuova come quando nasce una nuova vita.
Non si era parlato d'amore, non si era parlato che di sesso, ma anche questo faceva tremare le gambe e riempire la testa di mille se e mille ma....
Tant'è che si erano detti che magari avrebbero preso solo un caffè. Scopare, se pur tanto agognato sembrava ad entrambi difficile.
Si erano raccontati questa menzogna di cui entrambi avevano bisogno, un po' per alleggerire la tensione un po' per non restare delusi se qualcosa fosse andato storto.
Il posto scelto era appositamente un luogo affollato, se la chimica avesse deciso di andare in sciopero, avrebbero avuto un alternativa al silenzio imbarazzato e pesante che si sarebbe creato.
Come due tozzi di pane raffermo si avviarono a compiere quell' ultimo passo, consapevoli che qualsiasi movimento brusco di emozioni avrebbe fatto frantumare la scorza dura che li rivestiva. Tuttavia non era questo il rischio maggiore. C'era il serio rischio che mettessero allo scoperto la loro parte più morbida e tenera, dietro la scorza dura di entrambi c'era ancora una mollica di pane tenero e fragrante , e così fu.
- Ciao
- Ciao
E le loro mani erano già intrecciate.
Camminarono così mano nella mano, parlando di cosa esattamente non saprei dirvi, l' unica cosa che esisteva in quel momento erano quelle mani, il centro del mondo , il primo rampino piantato sul dorso della montagna che si apprestavano a scalare. Per niente al mondo avrebbero mollato quella presa, perchè le loro non erano più mani ma radici.
Sentivano nettamente fluire attraverso di loro la linfa dolce e sensuale del piacere, che si propagava fino alle loro labbra secche  e bramose di unirsi.
Non fu un bacio, fu la firma di un armistizio con le loro paure, il primo, perchè nelle ore passate insieme  ne firmarono almeno altri due.
Anche il cielo era dalla loro parte, nessuna nuvola nè vento nè pioggia nè freddo, solo un sole strafottente e caldo che scaldava ancora di più i loro corpi.
Erano troppo giovani per rinunciare ai piaceri del corpo, ma entrambi troppo ancorati alle convenzioni per poter vivere in modo diverso quella storia.
Non conosco le ragioni precise per cui preferirono vivere come uccelli migratori la loro relazione, so solo che ogni tanto facevano una piccola valigia e sparivano per due giorni.
In realtà col senno di poi posso dire che erano due aquile e non avrebbero mai potuto volare insieme abbracciate, potevano fare l unica cosa che hanno fatto, costituire una coppia inconsueta, tenendo al sicuro il loro amore dagli sguardi malvagi,  dalle critiche e dalle offese.
Sulla loro tomba ho fatto scrivere lo stesso epitaffio
" L'amore sboccia tra persone, non tra sessi"
Qui riposano Gina e Luisa.

eds Fuga

Dario stelle
Hombre Fino al Connemara
Dario Soldatini