io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere

sabato 27 aprile 2013

È nato

Abbiamo un governo, quello che ci avevano detto non volevano fare, quello che - per carità mai con lui- quello che non era possibile con Marino, quello che volenti o nolenti tutti oramai sapevamo arrivare.
Ma si dicono che lui sia in gamba, dicono che ci sono più giovani, più donne, meno ex democristiani.
C'è di buono che ha fatto già arrabbiare la lega  che ha invitato la ministra a visitare i quartieri usurpati dagli immigrati.
C'è di buono che ci hanno così abituati al peggio che anche stavolta il colpo ci giunge meno pesante.

Non ci resta che fare gli spettatori fino alle prossime elezioni, tanto anche se le cose vanno male, se le riforme non arrivano, mentre le tasse si, non possiamo far nulla per cambiare, se non fare qualche corteo di protesta, qualche giorno di sciopero, o rovesciare valanghe di parole di insulti contro di loro...infondo siamo italiani.


giovedì 25 aprile 2013

Lu vinu

U VECCHIU E U VINU                                                                                                                                         

Parrandu nu vecchiu c’u vinu
…nci dissi: “ mi mbriacasti!
Cù nu biccheri..mi futtisti!
U vinu nci rispondiu: “ Sta zittu!
Non parrari!
Cà ti mbivisti nu biccheri e dù bucali.
U vecchiu si rridiu sutta i mustazza
e.. nci dissi: “ Non tu negu””
u primu era mi t’assaggiu lu sapuri
e l’autri dui mi mi iettu nta lu mari.
Sù vecchiu..chi campu affari.
U vinu nci rispundiu:
“ Ti stancasti tu, cù du bucali ?
Allura eu intra a sta butti
chi ndaiu a diri,
cà mi sentu i visciri buggiri;
Però si tu ti iinchi
nu biccheri o jornu,
ti fazzu mi ti senti
nu leuni.




                                                                                    

A santu Martinu si rapanu i vutti e si prova lu vinu,
pu pane e pu vinu si cancia u vicinu,
'U mangiari senza 'mbiiviri è cumu u nuvulato senza chiòvari.



In questi ed altri detti e poesie mi sono imbattuta andando a rimettere a posto alcune fotocopie usate anni fà in un corso che frequentai. Ma quella che più mi ha colpito è stata questa, di cui ho dovuto andare a cercare il senso : 'a trigghia   no 'a mangia 'cu a pigghia  (la triglia è così pregiata che chi la pesca la rivende per guadagnare qualcosa).

Nel caso del vino io sono stata da bambina un po' come quel pescatore.

Il giorno della vendemmia andavamo a casa dei nonni materni, per assistere e partecipare a quell'antico rito tradizionale.
Di buon mattino le donne del vicinato avvertite nei giorni precedenti, si davano appuntamento nei campi, munite di sporte e coltello. 
Gli uomini adulti  erano al lavoro altrove, restavano invece a dare una mano i giovani di casa, ovvero i miei zii.
Alle donne ingaggiate era stato preventivamente raccomandato di non presentarsi se avessero avuto il ciclo, poichè per una antica credenza " 'i fimmini cu marchisu fannu 'u vinu acitu".
A noi piccoli era vietato raccogliere l'uva dai filari, dovevamo raccattare da terra gli eventuali acini che si staccavano dai grappoli, ci annoiavamo presto, anche dopo aver convinto qualcuno a farci provare a fare il lavoro dei grandi.
Poi il nostro gioco diventava correre  per i filari ad assaggiare le varie qualità d'uva. C'era quella aspra che lasciava la lingua incollata, quella piccola e zuccherosa, la bianca  al gusto di mela e la fragolina che piaceva a tutti.
Mentre i grandi andavano su e giù con le grosse sporte portate in equilibrio sulla testa dirette alla cantina (parmientu), noi ormai sazi, di nascosto ingaggiavamo una battaglia di proiettili aromatici, strizzanto tra le dita gli acini per far fuoruscire la polpa. 
Alla fine se qualcuno ci avesse leccato avrebbe ritrovato il sapore di tutte le uve piantate nei campi, più altre, che grazie ai miscugli di aromi si erano create. Quando il sole iniziava a seccare i succhi d'uva di cui eravamo impasticciati, grattarsi diventava un esigenza come la corsa verso casa per lavarci.
La cucina di nonna odorava sempre di buono, anche se non avevi fame ti veniva voglia di mangiare.
Vedendoci arrivare, tirava giù dalla paniera (un trabiccolo di legno appeso al soffitto) una pagnotta ed iniziava ad affettarla, ci passava sopra un pomodoro maturo, un pizzico di sale e tanto olio di oliva. Quel pane aveva il sapore del sole di luglio e il gusto dolce e salato del mare di agosto.
Le cose più buone della mia vita le ho mangiate in quella casa, il formaggio fatto col latte appena munto, ancora caldo e fumante, prima di essere messo nella formella fatta da giunchi essiccati, i pomodori colti dalla pianta e mangiati dopo averli strusciati sull'orlo del vestito, le pesche gialle e sode che ho scoperto piacevano anche alle api, perchè una volta cogliendone una ho ricevuto una puntura che mi ha fatto frignare per ore, e non per ultimo il mosto.
La magia del mosto, la sua nascita e la sua metamorfosi è stata una cosa che lasciava stupiti noi bambini.
Le donne cariche delle sporte colme d'uva arrivavano in cantina e le rovesciavano nell'enorme vasca di cemento, dove allegri e con aria di quelli che stavano facendo un lavoro importante c'erano i miei zii. A supervisionare il tutto dividendosi tra cucina e cantina c'era mia nonna, era praticamente un colonnello non le sfuggiva mai niente, come quando ha pescato l'ultimo dei figli entrare nella vasca a piedi nudi senza esserseli lavati nel secchio che aveva preparato all'uopo.
A cosa servisse che lavassero i piedi non lo saprei, visto che l'uva raccolta non veniva lavata. Spesso oltre la polvere, alcune ragnatele,  forse anche qualche ragno, si potevano scorgere anche quelle che sembravano cacche di uccelli.
Tutte cose naturali, non come i pesticidi di cui oggi è ricoperta ogni cosa che mangiamo.
A turno zii permettendo entravamo anche noi nella vasca a piedi nudi per pigiare l'uva, ma resistevamo poco, i grappoli pungevano i nostri piedi delicati, così a malincuore dopo aver saltellato un poco, sopra quella massa gustosa, restavamo a guardare mentre piano piano il liquido prima chiaro poi sempre più scuro riempiva la vasca.
Non appena ci veniva dato il via attaccavamo a riempire i nostri bicchieri col mosto appena munto. Lo assaporavamo piano, lasciando che la bocca si riempisse quel tanto che bastava per farlo girare dentro come fosse un colluttorio, a quel punto si mandava giù, si schioccava la lingua e si andava in paradiso. Era dolce, profumato, con un retro gusto leggermente amaro ma piacevole, era come mangiare una caramella mou, ma col brivido della trasgressione, poichè quel giorno anche noi bevevamo il nostro vino.
Il sapore più buono però il mosto lo acquistava nei giorni seguenti, quando iniziava a fermentare.
Allora berlo iniziava ad essere una cosa da grandi. 
Il dolce andava man mano a cedere il posto ad un sapore più duro, quasi acidulo a me ricordava le caramelle alla soda, infatti anche il mosto era frizzante, ti arrivava in bocca ed era come se milioni di bollicine d'aria stessero facendo uno spettacolo pirotecnico fino giù nella gola.
Se ne bevevi tanto  lo spettacolo continuava anche nella pancia, ma dopo alcune ore i fuochi d'artificio si trasformavano in lingue di fuoco pestilenti, facevi dei rutti che sapevano di uova marcia. Non potevi neanche lamentarti perchè ti avevano avvisato.
Poi arrivava il giorno in cui dovevi dare l'ultimo saluto a quel mosto che finiva nelle botti, che non avresti più rivisto ed assaggiato. Dopo un po' sarebbe diventato vino. 







Questo racconto partecipa all'EDS ipogeusia della donna Camel


Altri partecipanti:

Dario
Hombre
Cielo
Singlemama
Melusina
La donna Camel
Dario
Effe

domenica 21 aprile 2013

Ed io che ho fatto ieri?

Avrei potuto e voluto essere altrove, svegliarmi in un letto che non era mio, ascoltare in silenzio i rumori di una casa sconosciuta che si sveglia.
Ascoltare le voci sconosciute di persone che fanno parte dei tuoi giorni, che non vedi, ma che senti vicine.
Osservare i loro visi, i movimenti dei loro corpi, scoprire se quanto di loro hai immaginato corrisponde a ciò che sono.
Avrei potuto assaporare il gusto dei loro baci emozionati e la dolcezza dei loro saluti per un prossimo poi, che forse ci sarebbe stato o forse no, ma che in quel momento era la cosa più ovvia del mondo.
Non c'ero, nessun rimpianto e nessuna invidia per chi invece queste cose l'ha vissute, nella vita si fanno scelte, ho scelto di svegliarmi a casa mia, con Symba che al solito ha dato la sveglia, con mio marito che manco apre gli occhi e allunga le mani in cerca di qualcosa come avesse paura di non trovarla.
Ma ieri avevo voglia di fare, di muovermi.... Ho tirato giù dal letto mio marito, ovvero lo spinto dolcemente fuori dal letto perchè preparasse il caffè, mentre io mi godevo ancora per un altro po' il tepore delle lenzuola.
Fatta colazione, mentre mio marito esce il cane per i bisognini, rassetto alla meglio la casa. Una volta pronti ci avviamo verso la nostra destinazione, ovvero il bosco.
Adoro camminare nel bosco, scoprire la magia e il miracolo dell'infinite varietà di piante, odori,colori ed insetti, adoro i suoi frutti, adoro il panorama di cui si gode una volta raggiunta la cima dei monti.
Adoro gli asparagi, infatti lo scopo o la scusa è stata proprio quella, a cui ho aggiunto una discreta quantità di ortica.
Durante il ritorno ci siamo imbattuti nell'allevamento di api del nostro vicino, ragazzi vi assicuro che ascoltare le api al lavoro nelle loro arnie è qualcosa di mistico, un misto tra il terrore di venire attaccati e la felicità di assistere ad un miracolo, se chiudo gli occhi risento le vibrazioni che producevano ed è come se il suono attraversasse la pelle e giungesse fino all'interno del corpo.
Sono tornata a casa con le gambe trafitte da mille punture, regalo dei rovi, che inclementi mi hanno ricordato che essere pigri non giova. Hanno ragione, poichè non è che non sapessi quale abbigliamento usare in questi casi, solo che pigramente ho infilato una tuta vecchiotta che avevo a portata di mano.
Una volta a casa è venuta la parte più scocciante lessare le ortiche, spezzettare gli asparagi eliminando la parte legnosa, e preparare il pranzo.
Il pomeriggio ho fatto un giretto in centro per un po' di spesa, naturalmente dopo aver piegato tre lavatrici da 7 Kg di panni asciutti e steso un' altra che inevitabilmente è venuta fuori dopo le docce. Concordato con amici come passare la serata e il dopo cena, ci siamo accordati (come al solito) per casa mia.
Vi aggiorno sul bottino di verdure raccolti in montagna e i relativi piatti preparati.
Spaghetti con asparagi
Fettuccine ortica e ricotta
Frittata di ortica
Frittata di asparagi

venerdì 19 aprile 2013

Buongiorno Presidente

Faccio una previsione da calabrese a calabrese, domani ti chiamerò presidente.

lunedì 15 aprile 2013

Poteva andar peggio

Si preannunciava un pomeriggio come tutti gli altri, invece è cambiato tutto in pochi spaventosi minuti.
Come ogni giorno Symba al guinzaglio, un amica ed io facciamo le nostre due orette di camminata.
All'andata tutto tranquillo, giornata soleggiata, ma non eccessivamente calda, conversazione piacevole, e Symba allegro e adorante che mi cammina ad un passo dalle gambe.
Facciamo la sosta al bar per acqua e caffè, e ci avviamo per il ritorno.
A metà strada la tragedia.
In prossimità di un locale, c'erano alcune vetture parcheggiate a bordo strada , con symba che mi precedeva di un passo aggiro un furgoncino per evitare di camminare in mezzo alla carreggiata, e lì l'amara accoglienza di un enorme pastore tedesco, senza collare, guinzaglio e museruola, nel vedere avvicinare Symba gli si avventa contro.
Urlo come una pazza cercando di salvare il mio povero cagnolino che si lamenta dal dolore, lo prendo in braccio, per proteggerlo, mentre il padrone del cagnone accorre in aiuto. Lo blocca.
Symba invece continua a guaire e a lamentarsi, strepita tra le mie braccia vuole scendere, lo poggio, e l'assalitore e ancora una volta pronto per attaccare, urlo ancora cercando di farlo allontanare mentre il padrone lo riacciuffa per bloccarlo.
Riprendo in braccio Symba e mi allontano il più possibile, apparentemente sembra non avere ferite, mentre io sono in uno stato pietoso per la paura presa, non per me, infatti vi sembrerà strano non ho mai temuto che il cane potesse attaccare me, non mi ha degnato di uno sguardo la sua preda era il mio dolce cagnolino.
A parte lo spavento sia io che Symba  stavamo bene, abbiamo così continuato tranquilli la nostra camminata.
Poco prima di rientrare a casa però noto del sangue, pochissimo, sotto la coda ed intorno all'ano, cerco di sollevargli la coda per guardare meglio ma non me lo permette guaisce , prova dolore.
Senza neanche fare la doccia prendo la macchina e lo porto in clinica.
Il dottore riscontra una ferita intorno all'ano, deve sedarlo e mettere i punti.
Lo ricovera, mentre io torno a casa per fare una doccia, e per far trascorrere l'ora necessaria per sedarlo e ricucirlo.
Quattro punti interni e due graffette metalliche esterne. Il veterinario ha detto che siamo stati fortunati pochi centimetri e gli avrebbe perforato l'ano.
Ora è qui vicino a me che sonnecchia sofferente, mi guarda con i suoi occhietti tristi ed io mi sento morire.
Vorrei aiutarlo ma non posso far altro che accarezzarlo e dargli il mio amore.
Non odio quel cane, ma domani passerò da quel bar per lasciare al gestore un messaggio per quel padrone. : Per favore quando porti il cane fuori la prossima volta metti la museruola, se ti becco senza la prossima volta parte la denuncia.

venerdì 12 aprile 2013

La dolcezza degli anni che passano

Nessuna paura dell'età che avanza.
Nessuna intenzione di fermare il tempo, e nessun desiderio di tornare indietro.
Molti rimpianti qualche rimorso e la convinzione che potendo per assurdo tornare indietro rifarei tutto in modo diverso.
Solo che questa opportunità è data solo nei sogni o nei film, la realtà è ben altro.
La realtà è accettare le cose così come sono quando non le si può cambiare, e lottare con tutte le proprie energie quando si può.
Potrei combattere le rughe quando arriveranno, posso coprire i capelli bianchi, schiarire le macchie scure, sfinirmi di diete, fare liposuzioni, lottare contro il dolce fluire del tempo, ma faccio il necessario, senza urgenza, senza false aspettative. Non rivoglio i miei vent'anni, voglio solo la dolcezza della mia età oggi e per gli anni che verranno.

mercoledì 10 aprile 2013

Riassunto

Avete fame?
Bene leggete questo post! Penso ne venga fuori un insalatona mista.

Come al solito sarò breve.
Che succede?
L'amico di mio marito è ancora in coma, domenica in ospedale mi sono fatta un bel pianto per la felicità della figlia a cui per la prima volta il papà ha stretto la mano...o almeno la ragazza ha avvertito un movimento in quelle mani fino ad allora immobili.

Ci sono state le elezioni per il direttivo del comitato di quartiere, nonostante già da due anni ho rinunciato alla carica interna , anche stavolta ho preso molti voti. Anche stavolta il presidente continua a insistere perchè io entri di nuovo nel direttivo e non mi dimetta. Ancora una volta ho spiegato i miei motivi e assicurato la mia collaborazione esterna che non ho mai negato.
Non ricordo se in qualche post passato ho spiegato i motivi della mia rinuncia, non importa, quello che importa però che è stata una saggia decisione.

Sto camminando molto, ma non dimagrisco, per dimagrire dovrei mangiare di meno...ma chissenefrega, ieri per esempio camminando per il bosco ho raccolto asparagi. Ieri sera me li son mangiata in frittata, oggi con gli spaghetti, gnammm.

Tutto il resto è una palla, ultimamente complice il non lavorare , mi fa pesare molto di più il fatto che mio marito non sia mai a casa, ora per esempio e a Saronno, una settimana fa a Roma, un mese fa a Caserta.... I ragazzi sono grandi, hanno le loro cose da fare tra studio e sport le loro giornate scivolano via veloci e li vedo giusto il tempo dei pasti, in questo momento come quasi tutte le sere sono in sala davanti alle partite. L'unico che non mi molla mai è Symba, ora dorme beatamente sul letto , ma se mi sposto in un altra stanza mi segue e si rimette a nanna fino a quando non mi risposto.

Dopo alcune settimane di pausa ho ripreso le lezioni di ballo, ora che ci penso devo ripassare i passi della salsa.

venerdì 5 aprile 2013

Chi me lo fa fare?

Ieri mi è venuta un'idea malsana, e in quanto tale naturalmente  l'ho seguita!

Ho deciso di provare ad aprire un blog collettivo, dedicato alle persone del mio quartiere.
Perchè?
Innanzitutto perchè tra loro ci sono persone brillanti, perchè invece altre sono letteralmente quasi fuori da questo mondo e quasi anche fuori da quello non virtuale, lo so che con questa affermazione sembro quasi una grillina...:-( fate i bravi non ditelo ).
Mio figlio dice che parteciperà solo quando è decollato perchè non vuole sembrare il cocco di mamma ah beato lui e i suoi 17 anni!
Degli amici invece stanno guardando la cosa con occhio sospettoso, altri si mascherano dietro  il non ho tempo....
secondo me devono solo uscire dal guscio, speriamo bene.
Non so se il progetto andrà avanti, dipende dalla pazienza che avrò altrimenti chiudo tutto.


P.S. devo ringraziare qualcuno qui, forse blogger? Boh, certo è che senza lui non vi avrei incontrato.
Sto leggendo persino le mail grazie a voi! ;)

martedì 2 aprile 2013

Furti di vite

Accidenti la vita mi sta rubando il buon umore ultimamente ecchecavolo!

Prima seppelliamo uno zio, quello che da piccola mi scattava milioni di foto in cui piangevo sempre, sarà per questo che ancora oggi non amo particolarmente essere fotografata.

Domenica mattina verso le due circa al ritorno da una cena un amico d'infanzia di mio marito si schianta contro un muro con lo scooter - è in coma.
Il padre muore stamattina.
Il padre.... il padre è uno dei miei tanti vecchi amici, quelli che nei lunghi pomeriggi al lavoro mi raccontavano della loro vita, l'infanzia, gli espatri in brasile e germania, gli amori e le furbate di vecchi birichini che pensano di avere ancora trent'anni con le donne.
Oggi all'obitorio ho pensato alle nostre chiacchierate e dentro di me sorridevo.
Il sorriso però mi moriva dentro perchè pensavo a suo figlio, steso nel letto di un altro ospedale, con la vita appesa ad un filo e alle lancette di un orologio. Le prime 24 ore, poi 48, 72....
E poi? Vivrà? In quali condizioni sopravviverà? Pensi che 48 anni sono pochi per morire.
Pensi che non è giusto che muoia, ma pensi anche che se deve vegetare è inutile che viva, ma mentre lo pensi ti rimproveri, perchè vedi davanti ai tuoi occhi i figli la moglie le sorelle, che pregano perchè si salvi.

Forse non avrei dovuto scriverlo questo post, mi sarei dovuta sforzare di pensare ad altro.... mi sa che vado a letto e metto in stand-by i pensieri.

Porca paletta però sono ancora le 21:47!!!

Sapete penso che ogni morte che ci tocca da vicino dovrebbe poterci lasciare un sorriso nato dai ricordi delle giornate o delle ore condivise insieme.

Quando morirà mio nonno mi porterò dietro il ricordo di questa o pomeriggio. Mentre gli tenevo compagnia mi ha detto che forse era il caso che gli spegnessi la stufa, perchè sentiva caldo alla testa.
Dovete sapere che in casa c'erano forse trenta gradi, lui ha sempre freddo, indossava come al solito quattro maglioni, mutandoni di lana e pantaloni di flanella, più un giubbotto e un plaid sulle gambe, in testa la sua immancabile coppola.
Spengo e gli dico di levarsi qualcosa di dosso.
Si tocca la testa per dieci minuti, poi fa: Mi sono levato una maglia e il capello ma ancora la testa è calda, mi sa che mi viene qualcosa.