Eccomi qui col dito appoggiato sul tuo nome scritto in neretto sul citofono.
Suono o non suono e poi che dico?
Sono io? Come la maggior parte delle persone dice?
Come se quell' io fosse l'equivalente di una carta d' identità elettronica, mentre resta soltanto un gracidare metallico di microfoni di pessima qualità.
Sono io, sono solo tre sillabe eppure la lingua si inceppa, tre sillabe incerte se essere il preludio di una fine o l'inizio di una avventura.
Non è andare via di casa il difficile, il difficile è tornarci.
Tornarci per vedere se gli anni hanno cambiato qualcosa, anche se temi che tutto sarà come prima.
Sotto il velo sottile di rughe, di patine grigie sui mobili, di sorrisi e parole pacate sai che si nasconde la stessa natura perversa priva di tenerezza e di perenne insoddisfazione.
Sono qui, e forse non me ne sono mai andata, è come mi fossi portata dietro una parte di te senza scegliere di farlo.
Sono qui per guarirmi, non conto di riuscire a guarire te, ma se accadesse ?
Se accadesse saprei che ritornare sarebbe più facile.