io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere

domenica 29 dicembre 2013

H2O


Dove sono finita?
Sepolta in riunioni del comitato di quartiere, in quelle di associazioni di cittadini, in comune a protocollare, o a fare cinque ore di fila per avere una copia dei risultati dell'acqua, che non volevano rilasciare.
In incontri dibattiti in altri quartieri, sempre per questa maledetta acqua non potabile, a cui si aggiungono una miriadi di altri problemi.

E poi ci sono quelli che mi dicono ma chi te la fa fare, tanto non risolvete nulla, in risposta trovo la saggezza di tacere e regalare un sorriso.
Comunque per ora come previsto per legge diminuzione del 50% sulla prossima bolletta dell'acqua, e il sindaco ha dovuto ammettere davanti al quartiere il suo fallimento nella gestione del problema.

Ma siamo solo all'inizio, il problema non è il sindaco e l'amministrazione ma la società che gestisce il servizio idrico della regione.


martedì 24 dicembre 2013

Auguri

Marito: ancora mangi? Sei ingrassata di nuovo
Figlio: non è tanto che mangia è che cucina troppo.
L'altro figlio per fortuna non c'era.
Vabbè buon Natale, bello sapere che non cambia niente.

martedì 17 dicembre 2013

Sorrido e lo ringrazio baci a Kisciotte

Questo commento è troppo bello per lasciarlo sepolto in un vecchio post
Il nostro amico Kisciotte mi dice, ci dice.....

Dopo due mesi e mezzo dal natale giorno successivo di nove mesi e un botto al fatale giorno in cui dai lombi paterni uscì impeto procreativo che eruppe nei certamente non più virginali anfratti materni, ti ringrazio per gli auguri e per poterlo fare sono dovuto riaccedere in modalità K.
L'occasione è gradita per augurare sincera partecipazione ai festeggiamenti per la ricorrenza di una più vetusta gravidanza virginale, sfociata a nascita dopo molti mesi che un cammelliere entrò in una casa a chiedere un bicchier d'acqua mentre il falegname era a comprare le sigarette.
Sgravati di qualsivoglia sarcasmo aspermico, ben più genuini sono gli auspici di buone cose per i prossimi 12 mesi a venire di un tempo che scorre, almeno lui, in un alveo che laicamente decrepita, inesorabile, verso l'ampio, accogliente estuario della morte di noi tutti.
W Silvestro, tortura e sofferenza a Titti

sabato 14 dicembre 2013

Se Pasqua è con chi vuoi Natale è come vuoi

Imparare a dire no è stato difficile, quasi quanto liberarsi delle abitudini, ma al pari di andare controcorrente, mentre tutti remano contro.
Il risultato è ritrovarsi soli, ma deliziosamente in pace con se stessi.

Questo per dirvi che, quest'anno casa mia resterà priva di addobbi natalizi, tranne le luminarie esterne di cui si è sempre preoccupato il consorte.
Nelle ultime settimane la domanda di rito è se ho fatto l'albero, quando dico che non lo farò, la prima reazione è restare stupiti  poi partano le esortazioni a farlo.
Ascolto, e neanche mi vien voglia di esporre il motivo per cui ho preso la mia decisione.
Era diventata solo un abitudine, qualcosa da fare perchè si usa.
E finalmente quest'anno mi sono risparmiata la fatica di tirare giù scatoloni, con ninnoli e decorazioni, per poi ripetere al contrario il tutto dopo un mese.
Natale?
Per me è il nome di un business, di cene e di pranzi, di persone che per un giorno fingono di essere migliori solo perchè quel giorno vanno a messa. Poco conta che non ricordino neanche se il segno della croce si fa da destra a sinistra o viceversa, l'importante è il gesto dopotutto.
Se entro in una chiesa a volte questo benedetto segno lo faccio anche io, così come mi leverei le scarpe in una moschea o mi inchinerei tre volte davanti a Budda.

Anche se non ho addobbato casa ho dovuto addobbare la nipotina per la recita alla scuola materna.
Una gonnellina per fare la bambolina e un vestito della Madonna.
Non avendo la modella ho messo il velo ad un cagnetto, dita che è troppo blasfemo?






martedì 10 dicembre 2013

Una vita segnata

L'ispettore Cedrone, stava per concludere un'altra delle sue massacranti giornate lavorative.
Ore ed ore passate mettendo a posto vecchi fascicoli dello schedario. Il reato maggiore era il furto con scasso di un forcone dalla stalla dei  Lamberti.
Si era scoperto tuttavia che non era stato un vero e proprio furto, bensì un prestito non autorizzato che si era concesso il nipote.

Scegliere di entrare in polizia aveva salvato Cedrone dalla cattiva strada. Dato che amava combattere, meglio incanalare le energie per una lotta a fin di bene. Questo era stato il consiglio del padre, così era entrato in accademia e aveva ottenuto il suo distintivo.

Aveva sposato la femmina più desiderata del paese e aveva allargato la famiglia. C'era da essere felici e soddisfatti.
Ma gli mancava il brivido, l'adrenalina, l'orgoglio che gli avrebbe fatto gonfiare il petto  se solo nel paesello fosse successo qualcosa di più di un furto di caramelle e cioccolatini al brandy dal negozio di Zio Fefè.

Le sue riflessioni furono interrotte dall'ingresso dell'agente Cinisi.
- Capo, ispettore Cedrone, signore, c'è stato un omicidio. Disse tutto in un soffio, restando inebetito a guardare aspettando ordini.
Cedrone era più agitato di lui, ma il ruolo lo costrinse a mantenere la calma, finalmente aveva davanti un omicidio!

La fattoria Morena si trovava nella periferia nord di Quarto. La strada sterrata che costeggiava il lago, priva di illuminazione rendeva il percorso sinistro. Era una notte buia e nera, neanche uno spicchio di luna o una stella che facesse intuire dove avesse fine la terra e iniziasse il cielo.
I fari della volante squarciavano il nero del bosco dando l'impressione di procedere come attraverso un tunnel. Per uno oscuro motivo Cedrone aveva l'impressione di trovarsi come da piccolo seppellito sotto la coltre di coperte con una torcia a leggere storie horror.

Un gruppo di anime aspettava radunato nella stalla, stringendosi l'uno con l'altra come a sostenersi a vicenda.
La scena del crimine era raccapricciante. La vittima era stata decapitata e parzialmente scuoiata.
La testa giaceva semi immersa in una pozza di sangue, e se non fosse stato per il resto del corpo a poca distanza poteva sembrare che stesse nuotando in uno stagno.
La presumibile arma del delitto, un coltello da cucina, abbandonato in bella vista su un ceppo. Sotto il corpo era stato steso un panno bianco, come a volerlo proteggere dallo sporco del pavimento, ingombro di ogni genere di rifiuti quali paglia, fieno, escrementi e cartacce. Sulle assi del pavimento erano visibili alcuni fori, per la precisione quattro, tutti a distanza regolare.
L'interrogatorio durò per tutta la notte.  Ma già dall'inizio era chiaro che nessuno dei presenti da solo avrebbe avuto la forza necessaria per uccidere la vittima, che era il solo giovane forte ed aitante della fattoria. Il resto dei giovani era partito per la guerra in Gallia, erano rimasti solo le donne i piccoli e gli anziani, e lui, Romeo, che ora era morto.

Tutti i presenti avevano un alibi di ferro, l'indagine procedeva a rilento, restava da interrogare solo il cugino che a detta di tutti era l'unico che faceva abitualmente visita alla famiglia.
Lo chiamavano tutti Al , e non era partito per il fronte perchè ritenuto non idoneo. Al era visibilmente sovrappeso, ma sembrava che tutti fossero felici che così fosse.
L'interrogatorio finì al tramonto, con una piena confessione.
Al Cappone, era cresciuto col destino segnato, una vita in cui tutto era stato deciso dagli altri. Se in ogni buona famiglia c'è una pecora nera, lui era stato l'agnello sacrificale.
Però a volte il destino o il colpo di culo cambia il corso degli eventi. Avrebbe dovuto essere quello senza palle, quello da nutrire e custodire, quello che avrebbe fatto la gioia di tutta la famiglia. Una vita costruita in attesa di quell'unico giorno, il Natale, ma lui aveva altri piani.
Prima di tutto non era vero che non aveva palle, una l'aveva di certo, forse per errore, forse per scelta, ma l'aveva.
Il giorno che scoprì di averla, prese coscienza che la sua vita poteva essere diversa, ed iniziò a lavorare per cambiarla.
Decise di ingrassare più del necessario, e quale metodo migliore che mangiare  dolci? Il negozio di zio Fefè era ben fornito di cioccolatini e caramelle.
Aveva fatto credere a tutti di essere asessuato, e questo naturalmente è stata la cosa più difficile da fare, specialmente quando andava a far visita ai Morena e vedeva Paolina.

Ieri aveva deciso che il tempo di agire era arrivato, Natale era oramai alle porte. Aveva preso il forcone dalla stalla degli zii Lamberti e aveva teso un agguato a Romeo.
Se gli zii avessero avuto carne fresca per la cena di Natale, non avrebbero ucciso anche lui.
Nascere gallo ed essere castrato per diventare cappone è un destino crudele. Ma con Al qualcosa durante l'operazione andò storto facendo si che una palla si salvasse.
Se poi gli è servita per fare goal o autorete sarà la giuria a stabilirlo.


Questo raccontino partecipa all'eds Nero di Natale lanciato dalla donna Camel.

Altri partecipanti

Hombre
Dario
Leuconoè
Melusina
Pendolante
Kermit
Effe
Cali Kanto




mercoledì 4 dicembre 2013

E poi un giorno di dicembre

E poi una sera di dicembre, torni a casa dopo un giorno passato dagli zii iniziato alle 6, e trovi postata nella bacheca di un amico una foto.
La stessa foto che tra una faccenda e l'altra, nelle pause sigaretta avevi ammirato dal vivo.

È stato il giorno dell'apertura della campagna salami &co per la mia numerosa famiglia, il giorno in cui i bambini che guardano Peppa Pig in tv, capiscono che dal maiale vero, viene fuori la carne, e la salsiccia, e il prosciutto che trovano nel piatto.
Non c'è tristezza per loro tranquilli, solo la consapevolezza che i maiali non sono quelli dei cartoon, non parlano, non ridono, non fanno nulla di quello che vedono alla tele.

Un giorno benedetto dal sole, dopo piogge e vento.
Un giorno in cui l'amico di Reggio calabria, ti omaggia di due vassoi di dolci squisiti, un giorno di stanchezza e di cibo abbondante e pesante, di parole, sorrisi e confidenze, un giorno arancio e giallo come questo tramonto.