EDS della Donna Camél
Hai visto una pietra ruzzolare che vorrà dire?
E' solo una pietra che ruzzola, non c'è sempre un senso nelle cose.
Neanche questo mio scrivere ne ha, o forse si,
infondo a chi importa se non a me e alle persone che leggono?
Te ne stai in silenzio, magari in quel silenzio se solo mi facessi entrare un senso lo troverei.
Hai paura?
Ne ho anche io, non è reale
è solo un filo, potrei romperlo...
Ma oggi come ieri continuo a portarti al collo.
Ti piace.
Ti fa sentire forte, lo leggo nei tuoi occhi neri,
che racchiudono i tramonti di Tahiti.
Ma io cerco l'alba .
Ecco il senso della pietra che ruzzola, ho spezzato la tua collana di perle,
era una catena.
Partecipano anche :
ManeTICo
Melusina
Dario
La carta
Hombre
La donna Camel
Mai Maturo
Speaker muto
io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere
sabato 31 marzo 2012
giovedì 29 marzo 2012
L'impagliatrice di sedie
Annunziata era rimasta vedova a 25 anni con due figli piccoli da crescere. La mattina della tragedia aveva salutato il marito al solito modo, un gesto distratto della testa e aveva ripreso a fare le sue solite attività giornaliere.
Glielo portarono nel pomeriggio, legato sopra una lettiga fatta con dei rami appena tagliati, ricorda che aveva notato che quei rami erano ricoperti di muschio e di aver pensato che dovevano essere molto umidi. Neanche il dottore gli fecero chiamare, dissero che oramai era belle è morto, che i soldi per andar a prendere il medico con la carrozza li doveva spendere per far mangiare i figli.
I tre giorni di veglia passarono senza che lei si rendesse conto cosa le stesse succedendo intorno, aveva casa piena di gente e di cibo e così continuò per un altra settimana. Mentre tutti pensavano che non parlasse per il troppo dolore, Annunziata aveva avuto il tempo per decidere cosa fare per il suo futuro e ripensare per l'ultima volta al suo passato.
Si concesse per l'ultima volta di ripensare al suo vero amore, almeno credeva che quel sentimento che aveva provato era l'amore vero, per suo marito non aveva mai provato nulla di simile, gli aveva voluto bene e lo aveva rispettato ma non aveva mai sentito lo stesso trasporto che provava per Pietro.
Era lui che avrebbe dovuto sposare, se il suo viaggio per cercare di far fortuna non lo avesse tenuto via tanti anni. Aveva promesso di aspettarlo, ma alla fine i suoi genitori avevano vinto, aveva già vent'anni non potevano rischiare di restare con una figlia zitella, e Ludovico era un buon partito. Si era sposata e aveva fatto due figli maschi.
E poi un giorno Pietro era tornato, ricordava ancora i suoi occhi mentre la guardava deluso come per chiederle perchè? Ma lui conosceva il paese , la mentalità le usanze e i timori dei padri di ritrovarsi in casa una figlia "mala rimasa".
Dopo un po si sposò anche lui, andò a vivere in un paesino vicino , le loro vite si incrociavano di rado, ma il giorno del funerale era li con tutto il paese.
Passarono i tre mesi di lutto stretto, durante i quali non era concesso uscire di casa o accendere il focolare per mettere su a cucinare, era il suocero che veniva a portare i pasti. Al compimento dei tre mesi il suocero le fece capire che passato il periodo di lutto, avendo due figli a cui dare una famiglia doveva cercare un pari suo per sistemarsi, lui non poteva sfamare tante bocche in più.
Annunziata aveva avuto tutto il tempo per decidere cosa rispondere, si aspettava quelle parole, era pronta.
- Non cerco un altro uomo, me la caverò da sola, so cucire e impagliare sedie, se vossia vorrete dire in paese di questa mia decisione, vi sarò grata
- Una femmina da sola non può stare, ma per amore del mio povero figlio ti metterò alla prova, dirò in paese che vengano da te se hanno bisogno.
E così fu che Annunziata iniziò a cucire giacche , pantaloni, casacche ed attaccare bottoni, quelli oramai li attaccava con occhi e orecchie chiuse, perchè erano sempre i maschi vogliosi a cercarla per farseli riattaccare. Ogni volta le toccava sentire i loro discorsi sulle moglie troppo prese dai figli e dalla casa, che se fosse stata disponibile con loro non avrebbe più dovuto preoccuparsi di cosa mettere in tavola ai figli, rispondeva a tutti allo stesso modo:
- Grazie, ma non mi sento ancora pronta, il dolore è ancora troppo grande, ma se un giorno dovessi aver bisogno è alla vostra porta che verrei a bussare.
Andavano via felici, poveri cristi! Intanto a lei la carne di cacciagione non mancava, nè le uova fresche nè i soldi per comprare il resto.
La mattina Annunziata si recava al fiume per raccogliere giunchi ed erbe palustri , che le servivano per impagliare le sedie, aveva già raccolto un bel fascio di salici che aspettavano di essere mondati, l'avrebbe fatto mentre cucinava, così per il pomeriggio avrebbe avuto tutto pronto per mettersi in cammino per un paese vicino nel quale gli era arrivata voce avevano bisogno del suo lavoro.
L'estate era il periodo dell'anno più impegnativo, ma quello che le piaceva di più, ogni giorno un posto e una casa diversa e tante storie da raccontare.
Sistemò al sole i giunchi per essiccarli, era un lavoro che richiedeva cura e abilità , bisognava stenderli in linee parallele a seconda della lunghezza , lasciando tra una e l'altra lo spazio per poterci camminare in mezzo quando era giunto il momento di rigirarli, lo stesso procedimento veniva fatto per i salici affinchè raggiungessero tutto lo stesso colore ambrato dato dal sole. Una volta essiccati i vari materiali , quando i giunchi avevano raggiunto un bel colore verde striato di giallo, li portava in casa per intrecciarli durante l'inverno.
Legò un fascio di giunchi essiccati messi in ammollo la sera precedente, procedura che andava fatta perchè il materiale acquistasse elasticità e non ferisse le mani durante la lavorazione, chiamò i figli e si mise in viaggio.
Quando la vedevano arrivare era sempre una festa, poichè portava notizie di luoghi e persone che giammai loro avrebbero potuto conoscere. Si metteva comoda sugli scalini di casa o all'ombra di un albero e mentre impagliava raccontava di Lucia che si stava per sposare con Tonino, che portava in dote dieci casse di corredo e tre ettari di terra, del cerusico che aveva guarito il figlio maschio di Don Raffaele da una febbre maligna e che il Don per ringraziarlo gli aveva donato un crocefisso d'oro che pesava forse mezzo chilo.
A volte le capitava che le venisse posta la domanda che più odiava sul perchè non si era risposata, da anni aveva pronta la risposta e la ripeteva con tale sicurezza che anche lei oramai ci credeva.
La verità era che non aveva mai smesso di pensare a Pietro. Le poche volte che si erano incrociati i loro sguardi fugaci subito distolti sapevano ancora di quel desiderio acerbo dei vent'anni.
Quella sera però tornò a casa con una notizia che non la fece dormire, la moglie di Pietro non riuscendogli a dare figli aveva deciso di lasciarlo e tornare dai suoi, che si erano trasferiti in Piemonte.
Non era un usanza anomala , ma di solito erano i mariti che prendevano tali decisioni, parlavano con i suoceri i quali erano disperati a vedersi ridare indietro una figlia non buona e a perdere la dote che oramai era passata di diritto al marito. Dopo aver parlato col parroco per sciogliere il sacro vincolo si ritornava liberi di prendere in sposa un'altra donna.
Si rigirava nel letto domandandosi che avrebbe fatto Pietro, era ancora un bell'uomo avrebbe potuto avere tutte le ragazze nubili che voleva e cosa più importante oltre alla dote che avrebbero portato erano ancora illibate. Cosa avrebbe potuto offrirle lei? Solo l'epilogo di un sogno spezzato.
Non poteva farsi illusioni anche perchè oramai non era tanto sicura di saper essere ancora una moglie, infondo cercando bene dentro di lei non voleva affatto essere una moglie non le serviva... Aveva un tetto, il cibo in tavola non le mancava, nessuno a cui rendere conto era libera e tale voleva restare. Pietro era un sogno e i sogni non sono mai reali. Ma una parte di lei quella notte aveva bisogno di vivere quel sogno, voleva sentirsi donna.
Passarono i mesi estivi e giunse l'autunno, Pietro era rimasto un sogno.
Ottobre portò con se i primi temporali invernali, era sola oramai i figli avevano trovato lavoro presso uno zio che abitava in pianura, erano ometti e lei troppo vecchia per desiderare altro che vederli sistemati.
Senti bussare alla porta andò ad aprire pensando fosse la vicina venuta a darle una mano ad intrecciare i giunchi, la frase che stava per pronunciare le morì il gola, sentiva il cuore battere nel silenzio teso dei suoi sensi, davanti a lei c'era Pietro inzuppato per aver camminato senza prastrano sotto la pioggia torrenziale.
Lo fece entrare nessuno dei due parlò. Restarono in silenzio per un tempo che non aveva nè urgenza nè fretta un tempo che nessun meccanismo avrebbe potuto misurare, senza dimensione se non quella dei loro corpi estranei .
Era l'alba quando Annunziata aprì gli occhi, con delicatezza scostò la mano che la cingeva all'altezza del seno e si alzò. La pioggia era cessata, fuori tutto era pulito e fresco, presto i primi raggi di sole avrebbero fatto sfavillare i colori caldi delle foglie, sorrise.
Con un movimento lieve scostò una ciocca di capelli dal viso di Pietro, notò una ruga in mezzo alla fronte che con delicatezza seguì con le dita, scese fino alla labbra socchiuse e le baciò.
Erano passati due anni da quella sera, Annunziata impagliava sempre sedie, non aveva sposato Pietro, non era fatta per il matrimonio, il loro era un legame che solo parecchi anni dopo avrebbe trovato un modo per definirlo, per ora era come un lungo fidanzamento anomalo.
Solo una cosa era cambiata, non andava più in giro nei paesi, aveva aperto un laboratorio, in cui oltre a lavorare insegnava alle giovani donne quell'arte antica.
Glielo portarono nel pomeriggio, legato sopra una lettiga fatta con dei rami appena tagliati, ricorda che aveva notato che quei rami erano ricoperti di muschio e di aver pensato che dovevano essere molto umidi. Neanche il dottore gli fecero chiamare, dissero che oramai era belle è morto, che i soldi per andar a prendere il medico con la carrozza li doveva spendere per far mangiare i figli.
I tre giorni di veglia passarono senza che lei si rendesse conto cosa le stesse succedendo intorno, aveva casa piena di gente e di cibo e così continuò per un altra settimana. Mentre tutti pensavano che non parlasse per il troppo dolore, Annunziata aveva avuto il tempo per decidere cosa fare per il suo futuro e ripensare per l'ultima volta al suo passato.
Si concesse per l'ultima volta di ripensare al suo vero amore, almeno credeva che quel sentimento che aveva provato era l'amore vero, per suo marito non aveva mai provato nulla di simile, gli aveva voluto bene e lo aveva rispettato ma non aveva mai sentito lo stesso trasporto che provava per Pietro.
Era lui che avrebbe dovuto sposare, se il suo viaggio per cercare di far fortuna non lo avesse tenuto via tanti anni. Aveva promesso di aspettarlo, ma alla fine i suoi genitori avevano vinto, aveva già vent'anni non potevano rischiare di restare con una figlia zitella, e Ludovico era un buon partito. Si era sposata e aveva fatto due figli maschi.
E poi un giorno Pietro era tornato, ricordava ancora i suoi occhi mentre la guardava deluso come per chiederle perchè? Ma lui conosceva il paese , la mentalità le usanze e i timori dei padri di ritrovarsi in casa una figlia "mala rimasa".
Dopo un po si sposò anche lui, andò a vivere in un paesino vicino , le loro vite si incrociavano di rado, ma il giorno del funerale era li con tutto il paese.
Passarono i tre mesi di lutto stretto, durante i quali non era concesso uscire di casa o accendere il focolare per mettere su a cucinare, era il suocero che veniva a portare i pasti. Al compimento dei tre mesi il suocero le fece capire che passato il periodo di lutto, avendo due figli a cui dare una famiglia doveva cercare un pari suo per sistemarsi, lui non poteva sfamare tante bocche in più.
Annunziata aveva avuto tutto il tempo per decidere cosa rispondere, si aspettava quelle parole, era pronta.
- Non cerco un altro uomo, me la caverò da sola, so cucire e impagliare sedie, se vossia vorrete dire in paese di questa mia decisione, vi sarò grata
- Una femmina da sola non può stare, ma per amore del mio povero figlio ti metterò alla prova, dirò in paese che vengano da te se hanno bisogno.
E così fu che Annunziata iniziò a cucire giacche , pantaloni, casacche ed attaccare bottoni, quelli oramai li attaccava con occhi e orecchie chiuse, perchè erano sempre i maschi vogliosi a cercarla per farseli riattaccare. Ogni volta le toccava sentire i loro discorsi sulle moglie troppo prese dai figli e dalla casa, che se fosse stata disponibile con loro non avrebbe più dovuto preoccuparsi di cosa mettere in tavola ai figli, rispondeva a tutti allo stesso modo:
- Grazie, ma non mi sento ancora pronta, il dolore è ancora troppo grande, ma se un giorno dovessi aver bisogno è alla vostra porta che verrei a bussare.
Andavano via felici, poveri cristi! Intanto a lei la carne di cacciagione non mancava, nè le uova fresche nè i soldi per comprare il resto.
La mattina Annunziata si recava al fiume per raccogliere giunchi ed erbe palustri , che le servivano per impagliare le sedie, aveva già raccolto un bel fascio di salici che aspettavano di essere mondati, l'avrebbe fatto mentre cucinava, così per il pomeriggio avrebbe avuto tutto pronto per mettersi in cammino per un paese vicino nel quale gli era arrivata voce avevano bisogno del suo lavoro.
L'estate era il periodo dell'anno più impegnativo, ma quello che le piaceva di più, ogni giorno un posto e una casa diversa e tante storie da raccontare.
Sistemò al sole i giunchi per essiccarli, era un lavoro che richiedeva cura e abilità , bisognava stenderli in linee parallele a seconda della lunghezza , lasciando tra una e l'altra lo spazio per poterci camminare in mezzo quando era giunto il momento di rigirarli, lo stesso procedimento veniva fatto per i salici affinchè raggiungessero tutto lo stesso colore ambrato dato dal sole. Una volta essiccati i vari materiali , quando i giunchi avevano raggiunto un bel colore verde striato di giallo, li portava in casa per intrecciarli durante l'inverno.
Legò un fascio di giunchi essiccati messi in ammollo la sera precedente, procedura che andava fatta perchè il materiale acquistasse elasticità e non ferisse le mani durante la lavorazione, chiamò i figli e si mise in viaggio.
Quando la vedevano arrivare era sempre una festa, poichè portava notizie di luoghi e persone che giammai loro avrebbero potuto conoscere. Si metteva comoda sugli scalini di casa o all'ombra di un albero e mentre impagliava raccontava di Lucia che si stava per sposare con Tonino, che portava in dote dieci casse di corredo e tre ettari di terra, del cerusico che aveva guarito il figlio maschio di Don Raffaele da una febbre maligna e che il Don per ringraziarlo gli aveva donato un crocefisso d'oro che pesava forse mezzo chilo.
A volte le capitava che le venisse posta la domanda che più odiava sul perchè non si era risposata, da anni aveva pronta la risposta e la ripeteva con tale sicurezza che anche lei oramai ci credeva.
La verità era che non aveva mai smesso di pensare a Pietro. Le poche volte che si erano incrociati i loro sguardi fugaci subito distolti sapevano ancora di quel desiderio acerbo dei vent'anni.
Quella sera però tornò a casa con una notizia che non la fece dormire, la moglie di Pietro non riuscendogli a dare figli aveva deciso di lasciarlo e tornare dai suoi, che si erano trasferiti in Piemonte.
Non era un usanza anomala , ma di solito erano i mariti che prendevano tali decisioni, parlavano con i suoceri i quali erano disperati a vedersi ridare indietro una figlia non buona e a perdere la dote che oramai era passata di diritto al marito. Dopo aver parlato col parroco per sciogliere il sacro vincolo si ritornava liberi di prendere in sposa un'altra donna.
Si rigirava nel letto domandandosi che avrebbe fatto Pietro, era ancora un bell'uomo avrebbe potuto avere tutte le ragazze nubili che voleva e cosa più importante oltre alla dote che avrebbero portato erano ancora illibate. Cosa avrebbe potuto offrirle lei? Solo l'epilogo di un sogno spezzato.
Non poteva farsi illusioni anche perchè oramai non era tanto sicura di saper essere ancora una moglie, infondo cercando bene dentro di lei non voleva affatto essere una moglie non le serviva... Aveva un tetto, il cibo in tavola non le mancava, nessuno a cui rendere conto era libera e tale voleva restare. Pietro era un sogno e i sogni non sono mai reali. Ma una parte di lei quella notte aveva bisogno di vivere quel sogno, voleva sentirsi donna.
Passarono i mesi estivi e giunse l'autunno, Pietro era rimasto un sogno.
Ottobre portò con se i primi temporali invernali, era sola oramai i figli avevano trovato lavoro presso uno zio che abitava in pianura, erano ometti e lei troppo vecchia per desiderare altro che vederli sistemati.
Senti bussare alla porta andò ad aprire pensando fosse la vicina venuta a darle una mano ad intrecciare i giunchi, la frase che stava per pronunciare le morì il gola, sentiva il cuore battere nel silenzio teso dei suoi sensi, davanti a lei c'era Pietro inzuppato per aver camminato senza prastrano sotto la pioggia torrenziale.
Lo fece entrare nessuno dei due parlò. Restarono in silenzio per un tempo che non aveva nè urgenza nè fretta un tempo che nessun meccanismo avrebbe potuto misurare, senza dimensione se non quella dei loro corpi estranei .
Era l'alba quando Annunziata aprì gli occhi, con delicatezza scostò la mano che la cingeva all'altezza del seno e si alzò. La pioggia era cessata, fuori tutto era pulito e fresco, presto i primi raggi di sole avrebbero fatto sfavillare i colori caldi delle foglie, sorrise.
Con un movimento lieve scostò una ciocca di capelli dal viso di Pietro, notò una ruga in mezzo alla fronte che con delicatezza seguì con le dita, scese fino alla labbra socchiuse e le baciò.
Erano passati due anni da quella sera, Annunziata impagliava sempre sedie, non aveva sposato Pietro, non era fatta per il matrimonio, il loro era un legame che solo parecchi anni dopo avrebbe trovato un modo per definirlo, per ora era come un lungo fidanzamento anomalo.
Solo una cosa era cambiata, non andava più in giro nei paesi, aveva aperto un laboratorio, in cui oltre a lavorare insegnava alle giovani donne quell'arte antica.
mercoledì 28 marzo 2012
Ho respirato aria pura
La camminata di oggi è stata impegnativa non so quanti km ho percorso esattamente, ma essendo tutti in salita hanno messo alla prova la mia resistenza.
Sono salita in montagna per visitare il Centro ARSSA (centro sperimentale e servizi in agricoltura) . Ho fatto alcune foto col cellulare che mi ha abbandonato sul più bello, mancano i falchi le lepri e i caprioli...ci ritornerò.
Nella salita mi sono imbattuta in delle logge (piccole casette appollaiate sui rami degli alberi) anche se quella di oggi sembrava una palafitta senza acqua sotto.
Sono salita in montagna per visitare il Centro ARSSA (centro sperimentale e servizi in agricoltura) . Ho fatto alcune foto col cellulare che mi ha abbandonato sul più bello, mancano i falchi le lepri e i caprioli...ci ritornerò.
Nella salita mi sono imbattuta in delle logge (piccole casette appollaiate sui rami degli alberi) anche se quella di oggi sembrava una palafitta senza acqua sotto.
martedì 27 marzo 2012
Caro blog
Inizio a pensare che il blog sia una cosa da inverno, perchè con le belle giornate che sono arrivate si fanno un mucchio di altre cose, così tante che poi a scriverle verrebbe fuori una cosa lunghissima.
Intanto cammino almeno due ore sotto il sole.
Come me lo fanno in tanti sembriamo tante tartarughe dopo il letargo. Ho la fortuna di vivere in campagna, in questo periodo è uno spettacolo, si passa dal rosa dei peschi in fiori al giallo vivido dei ranuncoli almeno credo siano quelli.
I contadini arano e preparano i terreni per le colture, le patate sono già interrate, ora è la volta dei zucchini e dei primi pomodori e poi cetrioli, melenzane e peperoni, passo e mi salutano forse penseranno perchè invece di sprecare tempo a camminare non faccio qualcosa di utile come fanno loro....a volte penso che hanno ragione, solo che non ne sono capace, al massimo, cosa che ho già fatto semino in un vaso sul balcone basilico e prezzemolo, potrei comprare le piantine già pronte, ma assistere al loro germogliare, vederli venire su lentamente è un esperienza molto più appagante.
Caro blog , tu mi conosci, quindi avrai già capito che parlo a fare?
lunedì 26 marzo 2012
Lo scempio delle liste elettorali e la mia rinuncia a farne parte
Il 6 e il 7 Maggio ci saranno le elezioni comunali, come potete immaginare i preparativi fervono.
Sto partecipando attivamente alla redazione di un programma per un candidato sindaco.
Ieri dopo la pubblicazione di una mia nota su fb sulla mia pagina, su quella del partito e su una di informazione locale, mi è stato chiesto di far parte attivamente scendendo in campo per far parte della lista dei candidati al consiglio comunale. Ho rifiutato.
Le ragioni sono varie, in primis non mi sento pronta e abbastanza preparata per farne parte, mi sentirei una piccola Minetti , poichè il mio avvicinamento alla politica è troppo recente per poter aver acquistato competenza, rispetto a chi ha anni alle spalle di militanza e impegno in tal senso.
Inoltre per colpa della subdola manovra politica del rastrellamento voti a tutti i costi passando su tutto e su tutti, avrei dovuto concorrere seppur in liste diverse con mio fratello. Spero che lui si ritiri perchè proprio non condivido la scelta del partito in cui si è candidato, in ogni caso io non lo voterò , sono una tosta non svendo i miei ideali cedendo alla meschinità dei politici. Ho apprezzato il mio partito per avermi fatto le scuse quando ha saputo che mio fratello era un candidato, dicendo che se lo avesse saputo per rispetto non mi avrebbe fatto la proposta. Ecco sono queste le cose che io amo e a cui anelo, la correttezza e il rispetto per gli individui.
Odio questo modo di far politica basato sul soggiogamento morale, il voto in cambio di favori, clientelismo, svendita di valori quali l'etica e la morale. Mi fa orrore leggere di un candidato a sindaco promotore della nascita del PDL qui in città, ritrovarmelo candidato nel PD, solo perchè nel suo partito non avrebbe ottenuto la stessa carica.
Mi fa orrore vedere che nel mio quartiere ci sono in lista 6 persone, alcune senza arte ne parte , messe li solo per arruffare una mangiata di voti che altrimenti sarebbero andati persi.
Ma il top l'ha raggiunto un partito candidando nello stesso quartiere due membri della stessa famiglia.
Allego la nota:
Sto partecipando attivamente alla redazione di un programma per un candidato sindaco.
Ieri dopo la pubblicazione di una mia nota su fb sulla mia pagina, su quella del partito e su una di informazione locale, mi è stato chiesto di far parte attivamente scendendo in campo per far parte della lista dei candidati al consiglio comunale. Ho rifiutato.
Le ragioni sono varie, in primis non mi sento pronta e abbastanza preparata per farne parte, mi sentirei una piccola Minetti , poichè il mio avvicinamento alla politica è troppo recente per poter aver acquistato competenza, rispetto a chi ha anni alle spalle di militanza e impegno in tal senso.
Inoltre per colpa della subdola manovra politica del rastrellamento voti a tutti i costi passando su tutto e su tutti, avrei dovuto concorrere seppur in liste diverse con mio fratello. Spero che lui si ritiri perchè proprio non condivido la scelta del partito in cui si è candidato, in ogni caso io non lo voterò , sono una tosta non svendo i miei ideali cedendo alla meschinità dei politici. Ho apprezzato il mio partito per avermi fatto le scuse quando ha saputo che mio fratello era un candidato, dicendo che se lo avesse saputo per rispetto non mi avrebbe fatto la proposta. Ecco sono queste le cose che io amo e a cui anelo, la correttezza e il rispetto per gli individui.
Odio questo modo di far politica basato sul soggiogamento morale, il voto in cambio di favori, clientelismo, svendita di valori quali l'etica e la morale. Mi fa orrore leggere di un candidato a sindaco promotore della nascita del PDL qui in città, ritrovarmelo candidato nel PD, solo perchè nel suo partito non avrebbe ottenuto la stessa carica.
Mi fa orrore vedere che nel mio quartiere ci sono in lista 6 persone, alcune senza arte ne parte , messe li solo per arruffare una mangiata di voti che altrimenti sarebbero andati persi.
Ma il top l'ha raggiunto un partito candidando nello stesso quartiere due membri della stessa famiglia.
Allego la nota:
La città freme, i politici sono in mobile attivismo in vista delle prossime elezioni comunali. Io resto ancora una volta attonita e delusa dal modo in cui le varie liste dei partiti vengono riempite di nomi per il cosiglio comunale.
Mi sento di dire che sono disgustata.
Apprendo di candidati senza arte ne parte, messi li solo per arrivare ad attingere a quella mangiata di voti che altrimenti sarebbero persi, riassumento " teste di legno" che si lasciano sfruttare , a volte per personale conoscenza senza neanche sentire la puzza.
Il top dei top del degrado l'ha raggiunto un partito, che ha candidato nello steso quartiere due membri della stessa famiglia.
Assurdo che i candidati abbiano accettato, assurda la situazione spiacevole che il partito ha creato senza porsi dei paletti di ordine etico e morale per quella famiglia, voglio solo sperare che uno dei due si renda conto della situazione e che rinunci e ancora di più che il quartiere sia in grado per una volta di aprire gli occhi e votare da tutt'altra parte.
Personalmente sono stanca del modo subdolo e irrispettoso della maggior parte dei politicanti locali, che cercano voti secondo l'antica regola del clientelismo, promettendo mari e monti ai poveri elettori che si lasciano abbindolare, o inducendoli a votare in un certo senso solo perchè hanno messo nei quartieri e nelle famiglie persone vicine nelle liste.
Auspico un risultato elettorale simile a quello ottenuto da De Magistris a Napoli e di Pisapia a Milano, utopisticamente vorrei che i miei concittadini e specialmente il mio quartiere chiusi nel segreto di quella cabina ribaltassero tutte le previsioni.
Ecco sogno , ma ci credo
domenica 25 marzo 2012
Mezzo secolo e mezze seghe (mentali?!)
E' una domanda da un milione di dollari, a 50 anni un uomo ha l'ansia da prestazione?
Mio marito a settembre compie il mezzo secolo....ahhaahhaah non vorrei trovarmi a fargli da infermiera. Perchè la missione della crocerossina non fa per me.
Sono nera.
Mio marito a settembre compie il mezzo secolo....ahhaahhaah non vorrei trovarmi a fargli da infermiera. Perchè la missione della crocerossina non fa per me.
Sono nera.
venerdì 23 marzo 2012
Pensieri random
Spolvero anche oggi o può bastare l'averlo fatto ieri?
Questa è la domanda più intelligente che mi sono posta stamattina. Naturalmente visto che non sono una maniaca delle pulizie domestiche ho stabilito che non avrei spolverato anche oggi.
Come diamine farò a superare la crisi di astinenza da lavoro non lo so, però sono migliorata, le crisi ossessive compulsive del fare si sono diradate.
I casi erano due o smantellavo tutta casa o mi davo una regolata e sempre per il fatto che non sono maniaca mi sono data una calmata.
Ora però devo stare attenta a non calmarmi troppo , infatti sono riandata in crisi da troppa calma.
Altra domanda seria, che faccio? Qui lavoro zero, figuriamoci . Riaprire un'altra attività in proprio? Dio santo mi vengono i brividi, solo a guardare le tante attività che ultimamente stanno chiudendo. Sentire i discorsi della gente che raziona persino il cibo fa paura, esempio?
-Fino a pochi anni fa compravo mezzo chilo di pane al giorno, se avanzava lo buttavo , non potevo fare sempre polpette! Oggi aggiungo uno o due panini per i figli e si mangia anche il tozzo avanzato.
Nel piccolo spiega un po la situazione di crisi che stiamo vivendo.
Vabbè non crediate che non faccio niente altro che ciabattare in casa, ma non basta, almeno non a me.
Su fb ho bloccato un contatto che continuava a ripetermi :
-beata te! Ora ti riposi!
Ecchecazzo abbiamo tanto di quel tempo di riposare una volta morti!
- Ma ora cosa fai durante il giorno?
Quello che fai tu, idiota che non sei altro, che vuoi che faccia in casa, la maitresse come impiego non mi ha mai stuzzicato!
Ecco , penso che non lavorare mi stia facendo diventare acida, per fortuna che con lei mi sono limitata a rispondere con una frase banale e a provvedere subito a bloccarla.
Mi ci vuole uno dei miei viaggi in solitaria, posto nuovo facce nuove, niente obblighi di saluti di circostanza, fermarmi quando sono stanca e mangiare se ne ho voglia.
Solo che stavolta non avendo impegni, se non la famiglia, potrei anche restare fuori più a lungo, mah!
Scusate il grigiume di questo post, oggi va così.
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