Quei cinque minuti di funicolare che l'avrebbero condotta su in paese sembravano interminabili, aveva fretta di arrivare al pozzo.
Mentre consultava la guida, per scegliere il percorso più breve, si chiese come mai tra tutte le città in cui avrebbe potuto andare aveva scelto proprio quella,ed in particolare quel pozzo, ma non aveva più importanza, niente aveva più importanza oramai, era arrivata, pagò il biglietto d'entrata ed iniziò a scendere gli scalini. Entrava poca luce dalle finestrelle che si aprivano a distanze simmetriche sull'interno del pozzo, c'era odore di muffa.
Ogni scalino un ricordo, la prima volta che l'aveva visto, il primo bacio, le vacanze insieme e le serate passate sul divano a farsi le coccole. Il loro matrimonio, la sua partenza e poi il ritorno con quelle quattro parole che continuavano a rimbalzarle in testa " non sento più nulla". Come poteva essere finito tutto così?Non si dava pace.Non aveva risposte per placare quel dolore che le impediva di respirare. Continuava a scendere quegli scalini verso l'ignoto.
La torre del Moro in lontananza batteva le ore. Doveva scendere più in fretta, doveva fare in modo che il mondo non arrivasse a lei, trovare pace.Ogni passo verso il basso era come scendere sempre più in profondità col suo io, doveva farlo tacere.
Senza essersene resa conto si ritrovò alla base del pozzo, prese una monetina e d'istinto la buttò dentro. La calma dell'acqua rifletteva il suo volto, si guardava ma non riusciva a vedersi , si era persa nel filo dei suoi pensieri, ed aveva capito la ragione del suo essere lì.
Il pozzo di San Patrizio, costruito da Antonio da Sangallo, caratterizzato dall'avere due scalinate indipendenti a doppia elica, in modo che gli asini che venivano usati per trasportare l'acqua all'esterno non si ostacolassero nel loro antirivieni. Chi scendeva non si incontrava mai con chi saliva, per quanto lei avesse corso non avrebbe più raggiunto il suo uomo. Era scesa giù verso l'ignoto, aveva raggiunto quell'acqua che era fonte di vita, doveva risalire e riprendere la sua a pieni mani, non voleva incontrare il suo uomo in quel pozzo, se era destino perdersi del tutto o ritrovarsi doveva succedere sotto il sole , quel sole che man mano che risaliva si faceva più luminoso.
Dedicato a mia cugina E.
io vivo in un mondo pieno di gente che finge di essere quella che non è, ma quando parlo con te sono come voglio essere
martedì 1 novembre 2011
2 commenti:
Ho messo la moderazione non per censurarvi, ma solo perchè voglio essere la prima a leggere i vostri commenti una sorta di ius primae noctis.
L'ho messa anche perchè siccome non controllo quasi mai le mail, se qualcuno vuole mandarmi un messaggio privato ha la certezza che lo legga, nell'altro caso a volte passa pure un mese prima di...
Ciao a tutti, se non vi piace sappiate che a me non importa un fico secco.
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Grazie!!!Ogni volta che lo rileggo(e mi capita spessissimo,credimi)mi metto a piangere!Non potevi scrivere e rappresentare meglio quello che sto vivendo...Tua cugina E.
RispondiEliminaE. tvb
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